Roma, 21 ottobre 2024 – Influenza australiana e rischio polmonite, cosa ci aspetta nell’inverno 2024-2025? E i vaccini stanno arrivando regolarmente?
Lo abbiamo chiesto a Silvestro Scotti, presidente Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale).
Cosa sapere per punti
Influenza e vaccini: a che punto siamo
“I vaccini stanno arrivando ma ci sono differenze tra regione e regione, tra azienda e azienda - sottolinea il presidente -. E questo tende a complicare la pratica. Da molte parti d’Italia mi arrivano segnalazioni, non sempre le quantità sono sufficienti rispetto alle esigenze. Anche perché le consegne avvengono a blocchi, questo complica un po’ la programmazione. Non solo, in alcune zone d’Italia non sono ancora stati consegnati”.
Influenza australiana e complicanze
“In questo momento stiamo ancora avendo a che fare con molti virus para- influenzali, come adenovirus e rinovirus - osserva Scotti -. La fanno da padrone e mimano sintomi influenzali. Sicuramente le variazioni meteorologiche non aiutano”. Ma cosa dobbiamo aspettarci? “Possiamo andare a vedere quello che è successo in Australia. Pare che il ceppo virale prevalente dell’influenza di quest’anno abbia incontrato meno resistenza immunitaria. Come se fosse un ceppo rinnovato”, capace quindi di “bucare” meglio le nostre difese. “Quindi – è la conclusione di Scotti - dobbiamo mettere in conto più infettati rispetto all’anno scorso, e anche maggiori complicanze”.
Il rischio polmonite
“In linea teorica dobbiamo essere particolarmente attenti ai soggetti fragili per il rischio polmonite – mette in guardia il medico -, quindi persone che abbiano già problemi respiratori di tipo cronico o cardiovascolari. Questi sono sicuramente i primi da vaccinare”.
Qual è il miglior farmaco contro l’influenza?
Alla domanda su quale sia la cura migliore per l’influenza il presidente Scotti non ci deve pensare: “Non prendere l’antibiotico. Non è vero che i medici di famiglia in Italia li prescrivono troppo, da anni partecipiamo a progetti per cercare di ridurne l’abuso. Tanti pazienti ti chiamano e hanno già iniziato la terapia… Noi da molto tempo chiediamo la possibilità di avere strumenti, di poter fare ad esempio nello studio del medico un piccolo prelievo del sangue capillare, che ci fa capire immediatamente se ci troviamo di fronte a un’infezione virale o batterica. L’antibiotico va somministrato solo nel secondo caso. Questo è stato sperimentato in alcuni paesi del Nord Europa e ha portato a un controllo migliore delle terapie”.