Roma, 14 ottobre 2019 - Più aggressiva e rischiosa. E' questo l'identikit dell'influenza stagionale 2019-2020 che, sottolineano gli esperti, non arriverà prima di fine novembre. I nuovi ceppi virali (quattro) sono già presenti nel nostro paese (il primo virus è stato isolato a Parma, il 25 settembre scorso) ma l'epidemia esploderà solo con il freddo. Si tratta di due nuove varianti dei virus H3N2 e H1N1 che, oltre ad avere una maggior capacità diffusiva, comportano sintomi più acuti e un più alto rischio di complicazioni (l'H1N1 nei bambini piccoli e l'H3N2 nei pazienti anziani e fragili). A queste due forme si aggiungono due "vecchie conoscenze", ossia i virus B/Colorado e A/Kansas, varianti già conosciute dalle precedenti stagioni. La buona notizia è che il numero di contagiati dovrebbe scendere: si prevedono infatti 6 milioni di italiani a letto, una stima inferiore rispetto allo scorso anno.
Per affrontare questa stagione influenzale "insidiosa", secondo Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore scientifico di Osservatorio Influenza, ricercatore del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell'Università degli studi di Milano e direttore sanitario Irccs Istituto ortopedico Galeazzi, "è importante prepararsi all'inverno proteggendosi con il vaccino anti-influenzale". Una raccomandazione valida soprattutto per le catgorie di popolazione considerate a rischio. D'altra parte, spiega l'infettivologo, c'è ancora bisogno di educare alla cultura della vaccinazione. E' necessario "spiegare in cosa consiste il vaccino, perché è opportuno eseguirlo, come gestire persone che sono fragili già a causa di altre malattie".
Influenza, vaccini differenziati: a ciascuno il suo
Merita, a questo proposito, soffermarsi ancora una volta sulla differenza tra virus parainfluenzali e influenza classica. "Spesso l'efficacia della vaccinazione viene messa in discussione per una mancata conoscenza delle differenze tra i virus che sono protagonisti dell'influenza e che la vaccinazione contrasta - rimarca l'Osservatorio influenza - e i virus (ne esistono oltre 250) responsabili di forme simil-influenzali che hanno sintomatologie diverse e che spesso vedono protagoniste le alte vie respiratorie (tosse, raffreddore e mal di gola)".
Quali sono i sintomi dell'influenza
E allora ricordiamo quali sono i sintomi dell'influenza. "L' influenza vera e propria si manifesta con febbre alta oltre i 38 gradi - spiegano gli esperti dell'Osservatorio - dolori osteoarticolari/muscolari insieme a tosse, raffreddore naso che cola, mal di gola". In assenza di complicanze, dura in media 4-5 giorni ma può protarsi fino ai 7 giorni.
Le terapie sono note: antipiretici se la febbre sale, sciroppi o spray per la gola, e poco altro. Da evitare gli antibiotici, considerati ancora da molti come la panacea da utilizzare. L' influenza infatti è un'infezione virale, mentre gli antibiotici combattono i batteri, quindi assumerli significa solo spendere soldi, intossicare l'organismo e contribuire a incrementare il fenomeno drammatico dei 'superbatteri' resistenti.
Il vaccino antinfluenzale
A cosa serve il vaccino? Nel soggetto singolo la vaccinazione fa da barriera alla diffusione del virus, mitigandone i sintomi. Ma in un'ottica della collettività, la vaccinazione, quando raggiunge le coperture indicate dal ministero della Salute, permette di "impattare sull'abbattimento del rischio di complicanze, che possono portare nei casi più gravi al decesso, e sulla salute della popolazione in generale".
Raccomandato dai 6 mesi di età in su, è offerto gratuitamente ai soggetti più a rischio, a partire dagli over 65, ma anche alle persone affette da malattie respiratorie croniche, malattie cardiocircolatorie, diabete, insufficienza renale cronica, malattie degli organi emopoietici, tumori, alle persone immunosoppresse (per esempio i malati di Aids), e ancora chi soffre di malattie infiammatorie croniche, epatopatie croniche e patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici. Oltre, ovviamente, a medici e personale sanitario, forze di polizia, addetti all'allevamento animale.
L'obiettivo minimo è riuscire a vaccinare il 75% delle persone che fanno parte di queste categorie. Ma il target ottimale è raggiugere il 95%.