Lunedì 30 Dicembre 2024
MATTEO MARCELLO
Cronaca

L’avvio dell’indagine che scuote la Liguria. Tutto parte dalla lotta per salvare l’isola davanti a Porto Venere

Toti disse: "Vogliamo trasformare la Palmaria nella Capri della Liguria". Ma gli ambientalisti si opposero alla cementificazione, rivolgendosi ai magistrati. Così il pm di La Spezia scoprì la maxi rete di affari e inviò gli atti a Genova

La Spezia, 8 maggio 2024 – “Abbiamo l’ambizione che l’isola Palmaria possa diventare la Capri della Liguria". Otto anni fa, in una fredda giornata di febbraio, quella frase pronunciata dal governatore ligure Giovanni Toti accese preoccupazioni e proteste. L’idea di trasformare quell’isola incastonata nel golfo della Spezia, dove il numero delle capre supera quello dei residenti, in un avamposto turistico che strizza l’occhio al lusso, non piace ancora oggi. E proprio per questo, ogni tentativo di cementificare l’isola è visto con sospetto. È stato così anche per l’ex cava Carlo Alberto, un’area pregiata dell’isola acquisita dai fratelli Raffaele e Mirko Paletti, imprenditori del settore alberghiero pronti a investire per creare uno stabilimento balneare.

L’idea però non piaceva agli ambientalisti. Ricorsi al Presidente della Repubblica, ma anche un appello alla magistratura: "Indagate". Detto fatto. Solo che la magistratura spezzina è andata oltre, non fermandosi ai rapporti tra l’allora sindaco (e poi capo di gabinetto regionale) Matteo Cozzani e i fratelli Paletti, ma intercettando conversazioni dell’ex primo cittadino che facevano presagire ben altri scenari. Risultato: trasferimento a Genova di un filone ieri deflagrato nel più grande terremoto politico degli ultimi anni. L’inchiesta spezzina è andata avanti in parallelo a quella genovese, tracciando un quadro che ha portato la procura a chiedere e ottenere dal giudice per le indagini preliminari gli arresti domiciliari per Matteo Cozzani, il fratello Filippo, e i fratelli Paletti. Per tutti l’accusa mossa dalla magistratura spezzina è di concorso in corruzione, nell’ambito di un’inchiesta ampia che vede complessivamente undici persone indagate, e che ha portato anche al sequestro dell’area di cantiere dell’ex cava Carlo Alberto.

La ricostruzione degli inquirenti affonda le proprie radici alla fine del 2021. Secondo il procuratore capo Antonio Patrono e il sostituto procuratore Elisa Loris, Matteo Cozzani si sarebbe speso per agevolare la realizzazione dello stabilimento balneare, promuovendo dapprima la delibera con cui la giunta comunale di Porto Venere nel novembre 2021 assegnava parere favorevole all’applicazione di margini di flessibilità del Puc in relazione alle opere previste – facilitando in questo modo la realizzazione di interventi più invasivi, come l’abbattimento e la ricostruzione di un edificio la creazione di piscine e di 33 cabine – e poi approvando sempre attraverso la giunta comunale la delibera con cui si rinunciava alla prelazione del Parco sull’area messa in vendita da un privato.

Una determinazione vergata dal Comune pochi giorni prima del rogito di acquisto dell’area da parte di una società riconducibile ai fratelli Paletti. Che in cambio, secondo la procura spezzina, oltre ad offrire "in innumerevoli occasioni" ospitalità alberghiere presso gli alberghi della famiglia a Porto Venere e a Milano, cene e biglietti per le partite di calcio e per il Gran Premio di Formula 1, per un valore stimato di oltre 20mila euro, avrebbero promesso di aiutare l’espansione commerciale dell’acqua in tetrapack della Of srl, società riconducibile al fratello di Matteo Cozzani, Filippo, prospettando per quest’ultimo anche l’entrata in società per la gestione di campi da padel e nel progetto per la realizzazione e la gestione dello stesso stabilimento balneare sull’isola Palmaria che, da ieri, è stato posto sotto sequestro.