RIESE PIO X (Treviso)
L’ha aggredita entrando in casa da una finestra del piano terra divelta con un martello – lei che ne era stata amante conosceva e temeva le sue intenzioni e non gli aveva aperto la porta – e, prendendola alle spalle, l’ha prima colpita con dei pugni alla testa e quindi l’ha accoltellata almeno sette volte: una ferita al torace, la più profonda, potrebbe essere quella che ha causato la morte di Vanessa Ballan, 26 anni – sposata e madre di un bimbo di 4 anni e mezzo –, uccisa nella villetta bifamiliare di via Fornasette a Spineda, frazione a un pugno di chilometri dal capoluogo Riese Pio X dove la donna lavorava fino a tre settimane fa al supermercato Eurospin di via Raspa come cassiera: era già entrata in maternità dopo aver scoperto da poco più di tre mesi di essere incinta del secondo figlio. Evento che aveva festeggiato con le amiche e che rendeva lei e il marito particolarmente felici. Il presunto killer del centonovesimo femminicidio dell’anno sarebbe un autotrasportatore kosovaro di 41 anni, Bujar Fandaj, residente regolare nel vicino Comune di Altivole, che è poi stato catturato in tarda serata vicino alla sua abitazione di Altivole, sempre in provincia di Treviso. Subito dopo il fermo, l’uomo è stato condotto nella caserma dei carabinieri per essere interrogato.
Poco dopo aver commesso il delitto ed essersi dato alla fuga, Fandaj aveva pubblicato sul suo Instagram una storia che lo mostrava in Slovenia, la cui frontiera si può raggiungere comodamente in due ore da Spineda. L’uomo aveva avuto una relazione amorosa con la sua vittima finita più di un anno fa per volere della donna senza che lui avesse mai accettato la scelta fatta da Vanessa di rimanere col marito. Bujar era diventato un cliente fisso del supermercato dove si recava soprattutto per importunare e tormentare la ragazza contro la quale minacciava ritorsioni, perfino di ucciderla. E trasformando la vita di lei in un incubo. A ottobre un momento cruciale: il kosovaro si presenta in negozio e dice a Vanessa di avere intenzione di mettere sul web dei filmati che li ritraevano nell’intimità del loro rapporto. A quel punto la donna si decide a denunciare il Fandaj per stalking. In una perquisizione nella casa dell’uomo, fino ad allora incensurato, i carabinieri avevano sequestrato computer e telefono cellulare. Ma neppure l’inchiesta aveva fermato il proposito di vendetta che coltivava da tempo. È stato il marito della donna, Nicola Scapinello, 28 anni, a fare il nome di Bujar Fandaj agli investigatori. Ed è stato lui a scoprire il corpo della moglie ieri verso mezzogiorno quando è tornato a casa dal lavoro per pranzare. Vanessa era esanime in un lago di sangue sulla porta di casa dove era stata trascinata dal suo assassino. Inutili i soccorsi del 118, lei era già morta. Il marito, sotto choc, è stato a lungo sentito dai carabinieri, ma al termine del colloquio è stato scagionato. E così è partita la caccia all’uomo.
Sul luogo del delitto le indagini sono state dirette dal sostituto procuratore di Treviso, Michele Permunian, con l’anatomopatologo Alessandro Cirnelli, che effettuerà l’autopsia su Vanessa. Sul pianerottolo di casa, il medico legale ha confermato la morte per le coltellate e la gravidanza della vittima. Che ha cercato di opporsi in tutti i modi al suo assassino prima di soccombere. Lo dimostrano le tipiche ferite da difesa che sono state riscontrate su braccia e mani. Quello fra Vanessa e Nicola era un amore giovanile: stanno assieme da 11 anni. Il figlio al momento della tragedia era all’asilo. Da qualche tempo vivevano nella villetta del comune di Riese dove si erano trasferiti da Castelfranco Veneto, di cui erano entrambi originari
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