Giorgio
Comaschi
Ormai viviamo le sere sui divani. La tv. Le serie che ci inchiodano. "A proposito l’hai visto Zerocalcare?". "A proposito l’hai vista quella di Verdone?". E via così. Intanto consumiamo le famose leccornie, come al cinema, come una volta. Alla mattina le nostre sale, i nostri tinelli sono pieni di mucchietti di cadaveri di semi di zucca, di noccioline americane, di pistacchi, eccetera. Ma avete notato quanti ne perdiamo? Ogni tanto si sente: "Ma porc…!". E le dita vanno scavare nella montagnetta delle bucce. Niente. In una sera ho calcolato di aver perso 14 bagigi, sepolti, perduti, scomparsi. E la cosa fa imbestialire. Tu sbucci con mani abili, mentre l’occhio è incollato allo schermo, poi, di colpo, la nocciolina o il pistacchio del caso, ti scivola via e cade nella scodellina.
Se è ancora presto e ne hai mangiati quattro o cinque, lo ritrovi. Sennò è tutto un ravanare di mani nell’oscurità. Qualcuno accende la torcia del telefonino e scruta fra le bucce. C’è, siamo sicuri che è lì, ma le noccioline sono beffarde e dobbiamo rinunciare. La perdita di un bagigio buono (alcuni non sono un granché, altri sono di una bontà assassina) è un colpo al cuore, un motivo di incazzatura, che ti fanno perdere un dialogo fondamentale de La Casa di Carta per cui dopo chiedi: "Cos’ha detto?". E la moglie risponde: "Ti arrangi, non stai mai attento!". E la visione della serie si trasforma in uno stress tremendo. Bisogna trovare un espediente. Di solito chi è saggio tiene tre scodelle sul divano, lì a fianco, una con la frutta secca da sbucciare, una con le bucce e una sopra la quale svolgere l’operazione di sbucciatura. Così è immediatamente trovabile quando sfugge dalle dita. Ma è complicato. E una delle scodelle si ribalterà a turno inevitabilmente provocando moccoli e imprecazioni con la serie che deve essere messa in stop e si va a prendere la scopa. Nascono liti. Matrimoni si incrinano. E per una lite sulle bucce delle arachidi si telefona all’avvocato.