Domenica 16 Marzo 2025
RITA BARTOLOMEI
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Inchieste

Fentanyl, il chimico di Geopop: “Vi spiego gli effetti su corpo e cervello”

Riccardo De Marco, 29 anni, veneto, in una serie video sulle tossicodipendenze spiega dal punto di vista scientifico un fenomeno che allarma il mondo. “Ecco cosa bisogna sapere”

Riccardo De Marco, 29 anni, chimico, lavora per Geopop, progetto editoriale di divulgazione scientifica

Riccardo De Marco, 29 anni, chimico, lavora per Geopop, progetto editoriale di divulgazione scientifica

Roma, 15 marzo 2025 - Ha cercato di spiegare il Fentanyl alla maniera di Geopop, il progetto editoriale di divulgazione scientifica che spopola in rete con milioni di follower. Riccardo De Marco, 29 anni, veneto di Verona, chimico nella squadra di Andrea Moccia, ha dedicato un approfondimento alle droghe cercando di tenere la barra dritta sulla scienza, “che è oggettiva”, evitando di “fare leva sulla paura o sul sensazionalismo”.

Il Fentanyl agisce direttamente sul cervello
Il Fentanyl agisce direttamente sul cervello

Riccardo, partiamo dall’allarme Fentanyl negli Usa.

“La morte da sostanze stupefacenti in America continua ad essere un’emergenza. Anche se ultimamente i dati ci parlano di una flessione, la principale causa di morte tra i 15 e i 44 anni resta l’overdose, in particolare da oppiacei. Lo confermano tutte le agenzie internazionali, dall’Oms ai Centers for Disease Control and Prevention al National Institute on Drug Abuse”.

Quali sono le ultime tendenze che ci consegnano i dati?

“Gli ultimi, ancora provvisori, hanno previsto un calo del 24% dei decessi per overdose nel 2024. Se nel 2023 erano morte 105.000 persone, siamo tornati a 75.000, che comunque è un numero spaventoso. Naturalmente dobbiamo aspettare i dati definitivi. Anche così, questo trend negativo non è comunque sufficiente a farci stare tranquilli”.

E cosa sta accadendo in Italia?

“Nel nostro paese non c’è per fortuna – e speriamo non si verifichi mai - un’emergenza da sostanze stupefacenti, in particolare da oppiacei. Ma tra il 2018 e il 2023 sono stati sequestrati 123,17 grammi di Fentanyl in polvere”.

Quantità significativa, visto che – scrivono gli esperti – 3 milligrammi possono diventare dose letale.

“Sì, tra i 2 e i 3 milligrammi potrebbero essere sufficienti a provocare un’overdose e quindi la morte. Anche se le quantità variano da persona a persona”.

Come agisce la sostanza?

“Quando entra nel circolo sanguigno raggiunge velocemente il cervello, supera la barriera ematoencefalica perché si scioglie bene con i grassi e quindi provoca diverse reazioni biochimiche, tra cui il rilascio di neurotrasmettitori come la dopamina, responsabile dell’euforia ma al tempo stesso anche di quella sensazione di benessere e rilassamento tipica degli oppiacei. Il motivo per cui il Fentanyl è un analgesico potentissimo, un antidolorifico”.

A questo link il format di Geopop 

Questo oppiaceo sintetico corre su un doppio binario, quello sanitario e quello del mercato illegale.

“Sono sostanze estremamente potenti, la differenza tra dose farmaceutica e dose letale è molto bassa. Naturalmente dalla sala operatoria non si esce tossicodipendenti. Perché il problema della droga è il contesto che spinge una persona a utilizzare sostanze stupefacenti come via di fuga da problemi sociali o familiari. Su questo stiamo per lanciare una nuova serie, si chiamerà Toxic, mette al centro persone che hanno avuto un passato da tossicodipendenti. Quello che emerge sempre è un senso di fragilità, insicurezza, inadeguatezza. Queste sono le dinamiche che spingono una persona a utilizzare la droga come via di fuga”.

Come si fa una campagna efficace per combattere la tossicodipendenza? Voi siete seguiti da milioni di persone.

“La nostra fortuna è quella di fare leva sugli aspetti scientifici, che sono oggettivi. Comunichiamo gli effetti che ha una sostanza sul corpo, sia nell’immediato ma soprattutto a lungo termine. Facciamo capire chiaramente quali sono i danni che possono causare gli stupefacenti al corpo, sia dal punto di vista mentale, dello sviluppo del cervello, che fisico. Ovviamente non è semplice. C’è bisogno di strutturare la storia in modo tale che nell’introduzione le persone capiscano che le sostanze, nonostante gli effetti di benessere nell’immediato, in realtà nascondono qualcosa di potenzialmente molto pericoloso”.

Che riscontro avete avuto?

“La serie sulle droghe è stata molto apprezzata proprio perché non abbiamo fatto sensazionalismo e non abbiamo fatto leva sulla paura. Abbiamo voluto mettere sul piatto gli aspetti scientifici delle sostanze partendo da che cosa sono per spiegare che effetti hanno sul cervello e sul corpo, per raccontare la biochimica delle interazioni con i nostri neuroni. Insomma, abbiamo realizzato un report scientifico”.

Qual è l’obiettivo?

“Ovviamente è quello di portare consapevolezza nelle persone così che si possa stare alla larga dalle sostanze. Questo lo diciamo espressamente nell’introduzione. Però è importante che si sappia anche quali sono gli effetti. Alla fine noi crediamo che la cultura e la conoscenza siano la soluzione. Sappiamo che tantissimi professori di medie e liceo proiettano i nostri video a scuola, vediamo le storie sui social”.

Da chi è composto il vostro pubblico?

“Andiamo dai 14 agli over 70, davvero vario. Questo è bello, significa che il nostro linguaggio è universale. E ci dà tanta responsabilità, anche ansia. Non è facile gestire tutto questo”.

Perché le campagne antidroga non sfondano?

“Perché il problema è ciò che sta alla base, il motivo per cui le persone fanno uso di droga. C’è un senso di inadeguatezza che accomuna le storie dei tossicodipendenti. E spesso manca il supporto di famiglia, amici, scuola, Stato. Ad esempio, non esiste la figura dello psicologo di base. Non puoi eliminare la droga in sé ma puoi eliminare il motivo per cui ci vai a sbattere contro”.