
Olga Cipriano è la nonna di Christopher, ucciso a 16 anni da due coetanei
Pescara, 22 marzo 2025 – Olga Cipriano è la nonna di ‘Crox’, Christopher Thomas Luciani, accoltellato a morte a 16 anni da due coetanei nel parco Baden Powell di Pescara, era il 23 giugno dell’anno scorso. Di lui resta nella memoria e nel cuore una foto sbiadita, un volto da bambino.
Quando ha deciso che il dolore doveva diventare impegno? “Da subito, quando ho visto mio nipote dentro una bara”.

Il 6 marzo il tribunale dei minori dell’Aquila ha condannato gli assassini a 19 anni e 4 mesi e a 16 anni. Nonna Olga, all’ergastolo del dolore, era già partita per quella che definisce “una missione”,
“Crox per la riscoperta dei valori” si chiama l’associazione che ha fondato, incontra gli adolescenti nelle scuole e cerca un dialogo, lancia un’ancora per aiutarli nelle fragilità.In qualche modo è diventata una nonna d’Italia.
“Mi scrivono da ogni parte, mi dicono Christopher ci è entrato nel cuore. I ragazzi hanno voglia di essere ascoltati, hanno bisogno di comunicare, di sentire il calore anche attraverso le parole”.
Che rapporto ha con loro?
“Alla fine piangono, mi abbracciano. Sono colpiti nella loro fragilità. Hanno proprio bisogno di un contatto fisico, come fossi una nonna che parla con i nipoti. Mi sono messa a disposizione. Ho detto: la mia casa è sempre aperta, rispondo al telefono h 24. Una ragazza mi ha scritto, pensavo di non avere sentimenti poi ho sentito le sue parole, che mi sono entrate nel cuore”.
Di cosa parlate durante gli incontri?
“Di tutto: droga, violenza, bullismo, disagio... Come si faceva una volta, in famiglia. Mi raccomando sempre: abbiate autostima, quella è la base. Non vi dovete far annientare da un altro essere che dice sei brutto, sei grasso, sei basso, sei stupido. E insisto su un valore, il rispetto. Ripeto, vi deve entrare nella testa e nel cuore. Perché se rispetti te stesso, rispetterai anche chi hai di fronte”.
La violenza giovanile racconta spesso di amicizie tradite.
“L’amicizia sembra non esistere più. Ed è proprio l’amico che ti tradisce e ti pugnala, questo è successo a mio nipote. Negli incontri ricordo ai ragazzi che la vita in carcere non è un albergo. Penso agli assassini di Christopher vedranno la cella per 19 e 16 anni. Si sono rovinati la vita per sempre”.
A 12 anni i ragazzi escono di casa con i coltelli. Come se lo spiega?
“Questo è un fenomeno che deve finire. Diventa una moda come tutto. Come si esce con le scarpe della stessa marca, la maglietta tutti uguali, pettinati allo stesso modo. Ed è un messaggio che si passano tra di loro, da oggi in poi non si litiga, si agisce direttamente. Un ispettore di polizia durante un incontro ha raccontato di un’altra moda via web, le ragazzine si fanno tagli sul viso con la lametta”.
Parte una e le altre seguono?
“Sì, è così. Io ripeto sempre: dovete avere la vostra personalità, ragionare con il vostro cervello, se qualcuno indica qualcosa di sbagliato dovete dire non si fa. E state attenti a chi frequentate. Se i genitori vi stanno dietro col fiato sul collo e vi dà fastidio, ricordatevi che non hanno altri scopi se non quello di proteggervi, vi dovete fidare di loro, anche se sono assillanti”.
I giovanissimi e i telefonini.
“Dico, ragazzi lasciate un po’ da parte questi cellulari che vi annebbiano la vista, le orecchie. Vivete! La natura è così bella! Non dico che non dovete farne uso perché sono oggetti che servono. Non esagerate, però. Vedo giovanissimi parlarsi sulla stessa panchina col cellulare. Ma dico, guardatevi negli occhi, quando le riprovate quelle emozioni. Non ho più visto un ragazzo e una ragazza che si baciano per strada, che si abbracciano”.
Lei posta spesso i bigliettini che le lasciava Christopher.
“Eravamo io e lui, stava con me da quando aveva tre anni. Mi ha sempre ascoltato, le basi le aveva. Quando ho visto che non mi ascoltava più, ho preso la mia decisione. Sono andata dagli assistenti sociali e ho detto: cosa dobbiamo fare? Il papà non c’è, fino adesso ce l’ho fatta. Bisogna solo fermare questa corsa. Christopher non andava più a scuola, questa cosa non mi piaceva. Ho chiesto di metterlo in una comunità rieducativa. Mio nipote non era un tossico, non era un santo, era come tutti i ragazzi. Prima che succedesse l’irreparabile, ho deciso di mettere uno stop. In quel momento mi ha odiato. Io gli dicevo, lo capirai, l’ho fatto per il tuo bene. E ho avuto la risposta”.
Cosa vuol dire?
“Aveva ritrovato i suoi veri valori. L’ultima volta sono andata a trovarlo a fine maggio, neanche un mese dopo sarebbe stato ucciso. Era cambiato, stava facendo un corso da acconciatore. Si era fatto un tatuaggio con il nome Olga. Gli ho chiesto, perché? È il primo nome che mi è venuto in mente, mi ha risposto. No Christopher, gli ho detto, non prendere in giro te stesso e me, vuol dire che hai capito i valori che ti ho insegnato. Questo mi fa un piacere immenso perché ti sei fidato e sei tornato sulla retta via. Questa è la risposta a tutti i sacrifici”.
Un giorno riuscirà a incontrare chi ha ucciso suo nipote?
“Oggi non posso rispondere a questa domanda, non lo so. Quando è uscita la sentenza ho detto, non c’è da gioire, ho avuto un pensiero anche per loro. Mi dispiace, però purtroppo devono capire che chi sbaglia paga. Come persona non odio, il rancore non è nel mio stile, non è nel mio cuore, e questo è un punto di forza per me. Non odio quei ragazzi ma non li perdono, il perdono non esiste. Non posso sapere oggi se un giorno riuscirò a incontrarli. Ma siccome ancora non si sono resi conto di quello che è successo, non hanno preso coscienza dell’atrocità che hanno commesso, mi auguro che possano pentirsi e capire quello che hanno fatto. Vorrei che loro stessi mandassero un messaggio ai ragazzi fuori, in prima persona. Per dire, il carcere è duro, non sbagliate”.