Perugia, 2 marzo 2024 – In un caso le informazioni raccolte illegalmente dalle banche dati interforze sarebbero servite anche nell’ambito di attività che riguardavano un immobile del magistrato Antonio Laudati, interessato alle compravendite in zona, in altri per favorire l’apertura di indagini nelle procure competenti - da Roma a Napoli - su input di personaggi vicini agli indagati principali, il sostituto procuratore appunto, a capo del Sos della procura nazionale antimafia e il finanziere Pasquale Striati che di quel gruppo era comandante del Gruppo. E’ il caso degli accertamenti sulla Curia Gentilizia e il dossier pre-investigativo su Gabriele Gravina, presidente della Figc. Uno degli accessi abusivi finiti sotto la lente di ingrandimento riguarda infatti la Curia Generalizia dei frati minori conventuali in trattative con la Lilium Maris srl per la vendita di una parte del loro patrimonio immobiliare, tanto bene nella zona in cui “Laudati ha un immobile”. E quindi “un interesse proprio”.
Il sottufficiale delle fiamme gialle e il magistrato si sarebbero impegnati a veicolare informazioni a giornali (Il Messaggero e Domani) sull’affare immobiliare in corso. Sostenendo poi, in una richiesta all’allora capo della procura nazionale Federico Cafiero De Raho di aver avviato un’attività pre-investigativa in seguito agli articoli – ai fini della trasmissione del dossier alla procura ordinaria per “sospetta attività di riciclaggio – è scritto nell’atto – e possibile ingerenza della criminalità organizzata”— quando invece gli accertamenti erano precedenti e con l’ipotesi di un ‘interesse personale’ e gli articoli sarebbero stati concordati. Striano avrebbe effettuato un accesso agli atti per pilotare a suo vantaggio la compravendita secondo i pm di Perugia che scrivono: “Con tale condotta intenzionalmente si procuravano un ingiusto vantaggio ed arrecavano ad altri, ovvero alla Curia generalizia dei frati minori conventuali un danno”. Episodio simile è quello che riguarda Gravina avvenuto a cavallo tra maggio e giugno 2022. In questo caso è il protocollo 837 a firma di Laudati trasmesso nel marzo del 2022 dal procuratore Antimafia al collega della procura di Roma attestando ‘falsamente’ che la fonte di ‘innesco dell’attività investigativa’ era costituita da elementi provenienti dai colleghi della procura di Salerno quando invece era frutto di un incontro con una persona da parte dei finanzieri, promossi dallo stesso Laudati. “Con tale condotta favorivano intenzionalmente un danno - è scritto nel provvedimento - atteso che nell’atto (proposta di trasmissione alla procura distrettuale di Roma) ipotizzavano attività illecite poste in essere dallo stesso Gravina”.