Roma, 3 marzo 2017 - Provato dagli eventi ma deciso ad affrontare la situazione con risolutezza. Alfredo Romeo, l’imprenditore campano finito agli arresti due giorni fa per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Consip, ha trascorso parte della sua prima giornata in cella a Regina Coeli studiando l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti dal gip Gaspare Sturzo. Una vicenda, quella che lo vede indagato dalla procura di Roma insieme al dirigente della centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana Marco Gasparri, per la quale Romeo sta valutando insieme al suo difensore, l’avvocato Francesco Carotenuto, la strategia difensiva da adottare.
"È combattivo e lucido – ha affermato il penalista – ha studiato le carte ed è sicuro che riuscirà a fornire spiegazioni e a chiarire la sua posizione". L’occasione, in tal senso, nel caso in cui l’indagato decidesse di rispondere, potrebbe arrivare già lunedì prossimo, in occasione dell’interrogatorio di garanzia fissato davanti al giudice per le indagini preliminari. Mentre Romeo riflette insieme ai suoi legali sull’opportunità di avvalersi o meno della facoltà di non rispondere, nega recisamente alcuni dettagli emersi riguardo ai suoi presunti rapporti con Tiziano Renzi, che verrà ascoltato oggi, e con l’imprenditore Carlo Russo, entrambi indagati per traffico di influenze illecite. In particolare, Romeo ha bollato come "invenzione" la circostanza secondo cui avrebbe partecipato a un pranzo riservato, in un modesto locale capitolino, proprio insieme a Tiziano Renzi e Russo. Questi ultimi due, nell’ipotesi formulata dalla procura, sfruttando le loro relazioni personali avrebbero dovuto mediare per suo conto, dietro promessa di somme di denaro, con l’amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni. L’interesse di Romeo, infatti, si sarebbe rivolto all’appalto miliardario FM4 della centrale acquisti nazionale.
Lo stesso Marroni, ascoltato dai pm partenopei nel dicembre scorso, ha affermato di aver ricevuto pressioni da Russo per "intervenire sui commissari di gara per conto del babbo di Matteo e del parlamentare di Ala" Denis Verdini. Nella stessa occasione, ha aggiunto l’ad, "mi dissero che loro erano arbitri del mio destino professionale". Sempre Marroni ha riferito che nel marzo 2016 Tiziano Renzi gli chiese un incontro riservato, sollecitando di "accontentare" le richieste di Russo. La volontà di Romeo di arrivare a Marroni emerge anche da alcuni passaggi degli interrogatori resi da Marco Gasparri. Romeo «mi disse che aveva fatto un intervento sui vertici Consip attraverso il massimo livello politico – afferma Gasparri –, non mi disse chi era il politico o i politici presso i quali era intervenuto, ma mi disse che si trattava del ‘livello politico più alto’".
L’idea di raggiungere Marroni – prosegue Gasparri riportando il contenuto di un dialogo con Romeo – sarebbe nato dalla convinzione dell’imprenditore di essere "vittima di un complotto all’interno di Consip" e "di essere discriminato nel senso che riteneva che i vertici di Consip favorissero la società Cofely, capogruppo di un raggruppamento temporaneo di imprese di cui faceva parte una società riconducibile" a un imprenditore "a suo dire legato all’onorevole Verdini".
In attesa di sviluppi giudiziari, intanto, la vicenda Consip tocca i nervi della politica. Ieri sera il ministro Luca Lotti, indagato per rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento in un altro filone dell’inchiesta, si è difeso con rabbia su Facebook: "Non mi occupo e non mi sono mai occupato di gare Consip, non conosco e non ho mai conosciuto il dottor Romeo".