Venerdì 31 Gennaio 2025
MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

In ricordo di Sergio Ramelli Sala e La Russa: pacificazione "Chiudiamo quel periodo buio"

La commemorazione del giovane di destra ucciso nel 1975 da estremisti di sinistra. In serata la contromanifestazione dei neofascisti, conclusa con il rito del "presente!".

In ricordo di Sergio Ramelli Sala e La Russa: pacificazione "Chiudiamo quel periodo buio"

di Massimiliano Mingoia

e Nicola Palma

Dalla commemorazione istituzionale con la deposizione di una corona di fiori e l’appello alla pacificazione nazionale lanciato dal presidente del Senato Ignazio La Russa e dal sindaco Sala al corteo-fiaccolata dell’estrema destra con il rito del “presente’’ e i saluti romani. Il ricordo di Sergio Ramelli, a 48 anni dalla morte, ha due momenti distinti e materialmente e politicamente distanti. Parliamo dell’anniversario dell’omicidio del giovane del Fronte della Gioventù (l’organizzazione giovanile del Msi) aggredito a colpi di chiave inglese da militanti di Avanguardia operaia il 13 marzo 1975 e morto dopo 47 giorni di agonia il 29 aprile. Uno degli atti di violenza politica più terribili degli Anni di Piombo: i militanti di estrema sinistra non conoscevano di persona la vittima, finita nel mirino dei terroristi a causa di un tema a scuola, l’Istituto Molinari, in cui criticava la violenza delle Brigate Rosse. Questa la sua “colpa’’.

La destra di Governo – La Russa e lo stato maggiore milanese di Fratelli d’Italia – ha deciso di ricordare Ramelli solo ed esclusivamente nei giardini di via Pinturicchio dedicati nel 2005 al giovane ucciso, un’intitolazione decisa dalla Giunta comunale allora guidata dal sindaco Letizia Moratti. Il presidente del Senato carica di un significato politico impegnativo e ambizioso il ricordo di Ramelli di ieri pomeriggio: "Ho lasciato che fosse il sindaco di Milano a deporre la corona per Sergio, insieme a me. L’hanno scorso lo feci insieme a Giorgia Meloni (allora leader di FdI ma non ancora premier, ndr). La scritta sul cippo in questi giardini recita: “In memoria di Sergio Ramelli, in nome di una pacificazione nazionale’’. Ci tengo a questa iscrizione. La pacificazione nazionale non vuole dire parificazione. Sono due concetti diversi ma accomunati dalla volontà di non far perdurare nei secoli o nei decenni contrasti, dissidi e divisioni ideologiche".

Sala, sindaco targato centrosinistra, si dice d’accordo con La Russa: "La parola pacificazione significa tantissimo, bisogna essere capaci da tutte le parti di metterla in atto. È normale che la politica si divida. Il confronto, però, deve essere basato sulla non violenza e sul rispetto delle parole degli altri. Da questo punto di vista non posso che appoggiare quello che dice il presidente del Senato: si devono trovare formule per riconciliare questo Paese. Io rendo conto del mio comportamento: non ho mai mancato la cerimonia del 29 aprile ai giardini Ramelli, era un ragazzo della mia generazione. Lo faccio perché lo sento". La cerimonia istituzionale registra un unico momento di tensione, quando una ragazza urla "viva il 25 Aprile" e "via i fascisti". Qualche militante di destra urla "vergogna", la giovane si allontana.

Nel centrosinistra, intanto, si registra una voce contraria alle parole del presidente del Senato. È quella del consigliere regionale e componente della segreteria nazionale del Pd Pierfrancesco Majorino: "La Russa parla di pacificazione. Ma è lui che deve fare pace con se stesso e spiegare perché cinquant’anni fa dicesse cose terribili fino a essere rimasto coinvolto in fatti inquietanti. Non si capisce di che pacificazione intenda parlare".

Cinque ore ore dopo, alle 20 in piazzale Gorini, è l’estrema destra a commemorare Ramelli. In strada un migliaio di neofascisti di Lealtà Azione, di CasaPound, del Movimento Nazionale (gli ex di Forza Nuova) e di Dora (da Varese). La loro manifestazione è un corteo-fiaccolata – tricolore e fiaccole sui lati – che, partita da piazzale Gorini alle 21.05, arriva fino a via Paladini, la strada dove Ramelli venne aggredito dai militanti della sinistra extraparlamentare mentre parcheggiava il motorino prima di salire a casa. I neofasciti si schierano davanti al murale e alla lapide dedicate al "martire" Ramelli, urlano per tre volte "presente" e per tre volte alzano le braccia per fare il saluto romano, il saluto fascista.