Bologna, 31 agosto 2020 - Ogni tre secondi nel mondo qualcuno si ammala. La demenza ha i numeri di una guerra (poco considerata): un milione di casi in Italia, 50 a livello globale che nelle previsioni triplicherano entro il 2050. Almeno sei volte su dieci, la parola ha una diagnosi terribile: Alzheimer. E si porta dietro una scia dolorosa di marchio sociale e disinformazione.
La strada è in salita. Bologna si allena. Domani nasce la Fondazione Maratona Alzheimer. Lavorare insieme, per avere più forza. Il candidato presidente Stefano Montalti, 64 anni – a 20 è stato il sindaco più giovane d’Italia nel suo comune, Mercato Saraceno (Forlì-Cesena) – è in marcia da anni. Nel 2012 si è inventato la maratona, progetto che dal suo Comune si è allargato, conquistando una bella fetta di Romagna e d’Italia, un cammino lungo fin qui 700mila chilometri. E si vuole arrivare a un milione, sì come il numero dei malati. Ora la marcia dei giusti e dei diritti – migliaia ogni anno le presenze – ha preso la spinta.
Montalti, che dopo la politica è stato educatore, affiancando sempre alla sua attività l’impegno in una casa di riposo – lì ha capito come andava – , spiega il progetto così: "Sarà una Fondazione di partecipazione, con una struttura aperta. Al di là dei soci fondatori, potrà avere nel tempo altre adesioni. Sono nati due gruppi di lavoro, un comitato promotore e un comitato scientifico. Prima dello statuto, abbiamo definito una carta d’intenti. La pandemia ha rallentato i piani ma ora ci siamo". Il traguardo: "Favorire la convergenza su obiettivi condivisi delle realtà Alzheimer. Che non sono solo associazioni". Decine le iniziative in Italia, troppo spesso in concorrenza fra loro. È arrivato il momento di unire le forze. Di costruire "città amiche". E affrontare con nuove energie il 21 settembre, la giornata mondiale dell’Alzheimer.
Per farsi un’idea dei pregiudizi che ancora si porta dietro la malattia, conviene sfogliare l’ultimo sondaggio globale dell’ADI (Alzheimer’s Disease International), una galassia di cento associazioni in tutto il mondo.
Lo studio risale al 2019, hanno risposto 70mila persone in 155 paesi. Per un intervistato su cinque la demenza è colpa della sfortuna, per il 10% è volontà di Dio, ma c’è anche chi scomoda la stregoneria (2%). Ancora più sconvolgente è che oltre il 60% degli operatori sanitari pensa che questa malattia degenerativa sia invece una parte normale dell’invecchiamento. Guardando alla sofferenza delle famiglie, la metà dei caregiver planetari non ha dubbi: nessun pentimento per aver deciso di accudire un malato ma la salute ne ha sicuramente risentito.
Pregiudizi, vergogna, solitudine: c’è questa montagna da scalare. Montalti non ne è intimorito, rilancia: "Con la Fondazione vorremmo arrivare a una progettualità condivisa, ad esempio su prevenzione e ricerca, per aprire la strada a una visione diversa. Favorendo una cultura della relazione con la persona, per vivere finalmente in comunità capaci di una relazione appropriata con i malati". Intanto il 21 settembre le bandiere della maratona Alzheimer sventoleranno in una trentina di città. E arriveranno a Roma.