Martedì 24 Dicembre 2024
MONICA RASCHI
Cronaca

In anticipo di tre anni: "Un algoritmo svela i rischi di sviluppare il tumore al pancreas"

Il professor Brunak e la ricerca su una malattia in forte diffusione "I super computer hanno analizzato milioni di cartelle cliniche". Otto diagnosi su 10 in fase avanzata. Sempre più giovani i colpiti.

È considerato uno dei big killer e non a caso: il tumore al pancreas si candida a diventare la seconda causa di morte al mondo entro il 2030. L’Italia segue il trend di crescita rilevato quasi ovunque: nel 2022 sono stati 14.500 i casi diagnosticati (dati del Registro tumori), con un generale abbassamento dell’età dei pazienti. In occasione della Giornata mondiale del tumore al pancreas, che si tiene oggi, Fondazione Valsecchi e Associazione Oltre la Ricerca hanno avviato una partnership con Federfarma e Simg, la Società italiana medicina generale, per sensibilizzare la popolazione e le istituzioni sulla patologia e sulla necessità di percorsi diagnostici e di sorveglianza sulle categorie a rischio, oggi quasi totalmente assenti. La campagna per accendere l’attenzione su questa emergenza sanitaria si chiama ‘Quanto pesano 80 grammi?’. Ottanta grammi è il peso di questo piccolo, vitale, organo.

Sul versante della ricerca, tra le più interessanti sul tumore al pancreas, attualmente, c’è quella condotta dal team di ricerca di Søren Brunak, professore di Biologia dei sistemi patologici e direttore della ricerca presso la Fondazione Novo Nordisk dell’Università di Copenaghen, e i ricercatori della Harvard Medical School di Boston, che hanno messo a punto uno strumento di intelligenza artificiale in grado di identificare le persone a maggior rischio di cancro al pancreas fino a tre anni prima della diagnosi. Nell’80 per cento dei casi questa neoplasia viene diagnosticata in fase avanzata proprio per l’assenza o aspecificità dei sintomi.

Professor Brunak, i tumori al pancreas stanno aumentando in maniera drammatica e sempre più giovani ne sono colpiti. Quali sono, a suo parere, le possibili cause?

"Ci sono fattori molto importanti come la genetica ma ce ne sono altri che contribuiscono ad aumentare il rischio: obesità, diabete, fumo, alcol, l’alto consumo di zucchero. Consideriamo che il tumore ha bisogno di energia quindi attinge a tutto questo. Per quanto riguarda l’età dei pazienti, stiamo osservando una diversità di questa patologia tra anziani e giovani, ma gli studi sono in corso: abbiamo bisogno di maggiori dati clinici e molecolari".

Come è nata l’idea di un algoritmo in grado di predire il rischio di cancro pancreatico addirittura con tre anni di anticipo?

"È uno studio che sta andando avanti da molti anni ed è iniziato chiedendo ai pazienti se ci fossero casi, nelle rispettive famiglie, relativi a questo tumore, naturalmente cercando una correlazione di tipo genetico. Fondamentale in questa analisi è stata la possibilità di avere dati nazionali, quindi un sistema sanitario non frammentato, e l’intelligenza artificiale con i supercomputer per l’elaborazione di questi dati".

La ricerca ha riguardato milioni di persone. Quanti per l’esattezza?

"Sono state analizzate le cartelle cliniche di sei milioni di persone in Danimarca e tre milioni negli Stati Uniti".

Professore, come funziona l’algoritmo?

"L’intelligenza artificiale viene applicata al calcolo dei diversi fattori di rischio. Mette insieme moltissimi parametri che vanno dal diabete al peso al fumo allo stile di vita, ma anche le alterazioni dei geni Brca, Cdkn2a per riuscire a identificare quelli che sono gli individui ad alto rischio e accelerare il rilevamento del tumore".

A suo parere, pensa che sia possibile avere, in un futuro prossimo, uno screening di massa per individuare questo tipo di tumore?

"Sì, è possibile. Non è un metodo costoso, ma occorrono molti dati relativi alla storia familiare del paziente. E qui diventa fondamentale il ruolo del medico di famiglia perché è questa la prima figura alla quale si rivolge una persona che ha un sospetto o un malessere. Stiamo lavorando per arrivare a un collegamento fra tutti questi dati compresi, ad esempio, quelli radiologici. Dati che devono essere messi insieme per potere essere elaborati dall’algoritmo".

Fondazione Nadia Valsecchi e Associazione Oltre la Ricerca Odv da anni si occupano di sensibilizzare la popolazione, supportare la ricerca sul tumore al pancreas, assistere i pazienti e le loro famiglie. "Occorre sviluppare strategie di presa in carico dei pazienti sul territorio in modo da garantire equità delle cure e il diritto alla salute su tutto il territorio nazionale", sottolinea Francesca Gabellini, presidente di Oltre la Ricerca Odv. "Sono ancora poche le strutture che hanno attivato protocolli di sorveglianza attiva riferiti ai soggetti ad aumentato rischio di sviluppare la patologia o percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta) standardizzati – afferma Federica Valsecchi, presidente della Fondazione Nadia Valsecchi –. Mancano risorse e strategie dedicate da parte del Servizio sanitario nazionale, così come andrebbero implementati a livello Europeo i fondi dedicati alla ricerca scientifica su questa patologia".