Mercoledì 22 Gennaio 2025
REDAZIONE CRONACA

Vieta alla moglie di lavorare: “Devi stare a casa con i figli”. Condannato

Torino, la sentenza confermata dalla Cassazione: il reato di maltrattamenti si realizza anche quando si impedisce alla persona offesa di essere indipendente economicamente

Condannato a Torino per maltrattamenti, un uomo ostacolava l'emancipazione economica della moglie, sentenza confermata dalla Cassazione (Ansa)

Condannato a Torino per maltrattamenti, un uomo ostacolava l'emancipazione economica della moglie, sentenza confermata dalla Cassazione (Ansa)

Torino, 22 gennaio 2025 – Prima le ha chiesto di non lavorare per stare a casa e seguire i figli. Poi l’ha impiegata come contabile nella sua azienda (senza stipendio). E quando, finalmente, la moglie ha trovato un’occupazione le ha impedito di lavorare tempestandola di chiamate. Tutte condotte contestate dai giudici di Torino che hanno condannato l’uomo per maltrattamenti, con sentenza confermata in Cassazione. Respinta la tesi della difesa secondo la quale non lavorare sarebbe stato "frutto di una libera scelta di non svolgere alcuna attività per il desiderio di accudire i figli ed essere mantenuta dal marito”. L'uomo è stato accusato di condotte vessatorie, controllanti, denigratorie. 

Le telefonate incessanti

Secondo i magistrati, dopo aver spronato la moglie a rinunciare a un’occupazione, l’aveva impiegata “a pieno regime come contabile nell'azienda di famiglia per un lungo periodo senza versarle lo stipendio e nemmeno gli utili". Fino a che lei non ha trovato lavoro nel settore del turismo "affrancandosi dai divieti". A quel punto sono cominciate le telefonate che hanno impedito alla donna di svolgere l’impiego. Lui la chiamava “incessantemente” e la intimava “di tornare a casa davanti a colleghi e clienti, umiliandola".

Le telecamere per seguirla

Il principio sancito dagli 'ermellini', sulla scia anche di altre pronunce, è che si realizza il reato di maltrattamenti contro familiari o conviventi anche quando si impedisce alla persona offesa di i essere economicamente indipendente. In questo caso sul presupposto che era "meglio che rimanesse a casa con i figli".

Nel testo della sentenza, riportato dal sito 'Giurisprudenza penale', si legge anche che l'imputato, sempre per contrastare la volontà di lavorare della moglie, "aveva installato una telecamera sul perimetro esterno dell'abitazione" per registrarne gli spostamenti e le aveva imposto il "ruolo di casalinga" attraverso "un sistema di potere asimmetrico di cui la componente economica rappresentava un profilo di particolare rilievo".