Giovedì 17 Ottobre 2024
ANNA VAGLI
Cronaca

La crudeltà del narcisista senza coraggio

Non l’ha mai guardata in faccia

Periti, 'Impagnatiello narcisista, lucido e rabbioso'

Alessandro Impagnatiello non ha solo tolto la vita a Giulia Tramontano. Ha scelto di farlo. Con piena consapevolezza, ha deciso che Giulia doveva morire perché aveva commesso il peggior crimine agli occhi di un narcisista patologico: lo aveva smascherato. Per questo, lei non poteva più esistere. La perizia psichiatrica è spietata: nessun vizio di mente, nessuna condizione psicopatologica. Alessandro era lucido, freddo. Un narcisista da palcoscenico, l’overt, quello che davanti agli altri recita sempre la parte del protagonista perfetto. Ma dietro quella maschera c’era un abisso. La paura. La paura di perdere tutto, di veder crollare il castello di menzogne che lo proteggeva. La paura di essere visto per quello che era davvero: fragile, insicuro, prigioniero della sua stessa finzione. E di fronte a quella paura, ha fatto l’unica cosa che poteva concepire: distruggere. Distruggere Giulia, il figlio che portava in grembo, e con loro quell’immagine di perfezione che non poteva più mantenere. Quando Giulia ha scoperto la sua vita parallela, non era più la sua compagna, la madre del suo bambino.

Era diventata un nemico. Un pericolo. E i pericoli, per un uomo come lui, non si affrontano. Si eliminano. Prima ci ha provato con il veleno, in modo subdolo, sperando di farla sparire lentamente, senza rumore. Goccia dopo goccia, il veleno scivolava nelle sue vene, mentre Alessandro aspettava, osservava senza doverla guardare in faccia. Ma Giulia non è morta. E con lei, è rimasta in piedi la verità. Così ha scelto l’unica via che gli rimaneva: la crudeltà. L’ha colpita alle spalle: 37 colpi di coltello, inferti con una rabbia celebrale. Ma anche in quei momenti, Alessandro non ha avuto il coraggio di affrontarla. Colpirla alle spalle era l’unico modo per evitare il suo sguardo. Ha poi cercato di bruciare il corpo, come se potesse far sparire ogni traccia della sua sconfitta.Giulia non era più una persona. Era il simbolo della sua rovina. Non è la follia che ha reso Alessandro disumano. È stata la consapevolezza gelida di chi sceglie la distruzione pur di non guardarsi allo specchio.