Sabato 21 Dicembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Cronaca

Immunologo Le Foche picchiato. Il presidente dei medici: "Oltre 1.600 aggressioni l’anno. Siamo un bersaglio"

Lo sfogo di Anelli: “Il nostro ruolo è svalutato, la gente si fa da sola le diagnosi. La nostra professione è sempre più pericolosa: si scarica su di noi la rabbia. Un’assicurazione sulla vita? Non pensavo fosse necessaria, ma rischiamo troppo"

Filippo Anelli presidente Fnomceo

Roma, 6 ottobre 2023 – “Ma basta. È ora di dire basta a questo stillicidio di attacchi contro persone che fanno della loro vita un servizio ai cittadini. Secondo Inail gli attacchi sono 1.600 all’anno, ma in realtà, mi creda, sono molti di più perché ci sono tutti i medici convenzionati che non hanno una tutela dall’Inail. E quindi, il fenomeno è sicuramente sottostimato. Ho la sensazione che nel rapporto tra pazienti e medici troppo spesso si stia perdendo il controllo. Dovremmo tutti quanti avere il senso del limite, e invece i medici e gli infermieri sono diventati il terminale sul quale sfogare una rabbia cieca. È questa la amara realtà". È costernato il presidente della Federazione degli ordini dei medici, chirurghi ed odontoiatri, Filippo Anelli. Ha appena ricevuto la notizia dell’aggressione al collega Francesco Le Foche e ancora non se ne capacita.

Presidente Anelli, che sta succedendo, fare il medico è anche un mestiere a rischio fisico?

"Lo sta diventando ogni giorno di più e i fattori che lo determinano sono molti. In questo Paese molto spesso ormai prevale una cultura che ha rimosso l’idea della morte e della sofferenza e le aspettative innaturali che vengono maturate nei confronti dei professionisti possono portare anche a questo tipo di episodi. È, diciamolo, anche un effetto dei tagli alla sanità: se non possiamo dare risposte, o dare le risposte attese, se l’insoddisfazione è alta, c’è sempre il rischio che la rabbia sfoci in violenza".

La risposta delle istituzioni è stata inadeguata a tutelare medici e infermieri?

"In questo Paese passi avanti se ne sono fatti, la legge 113 del 2020, che ha introdotto tra l’altro la procedibilità d’ufficio e l’inasprimento delle pene, è stata utile e andrebbe pienamente e sistematicamente applicata in maniera rigorosa, oltre che probabilmente aggiornata. Come molto utile è l’aumento della presenza delle forze dell’ordine negli ospedali, meritoriamente raffozata dal ministro della Salute Schilaci e da quello dell’Interno Piantedosi. Ma, ripeto, il problema è ben più ampio, il problema è che il ruolo del medico è stato svalutato, viene visto come un mero prestatore d’opera. Il paziente pretende di vedere realizzate le sue richieste, non importa se inappropriate o controproducenti per la sua salute. Spesso pretende di decidere lui la terapia e magari sfoga contro il medico la rabbia che ha per la sua condizione di malato".

Sembrano non spingere a interventi i casi dei malati di mente che dovrebbero stare in strutture protette e vigilate e invece sono liberi e aggrediscono e talvolta uccidono medici, come accaduto a Pisa.

"Il caso della dottoressa Capovani è emblematico e gravissimo. Certi pazienti dovrebbero stare nelle Rems, ma spesso non ci sono posti e così alcuni malati psichiatrici gravi sono a piede libero. Il che non è tollerable: se servono più strutture, le si creino. Se mancano i professionisti, vanno formati e assunti. Non è che il loro medico curante possa pagare per tutti".

Non crede che servirebbe anche una assicurazione sulla vita che tuteli i medici da eventi come le aggressioni?

"C’è l’assicurazione professionale che li tutela dagli errori, non da una aggressione. Non pensavamo che fosse necessario, pensavamo ad aiutare le persone che curavamo, non al fatto che una di loro potesse diventare il tuo omicida. Ma visti i tempi questo è un bel tema, un tema da affrontare. Con i numeri che abbiamo, diventa necessario pensare anche a questo, a tutela della propria famiglia. Ormai, siamo a questo".