Città di Castello (Perugia), 15 settembre 2023 – “Il mio sogno da bambina? Era quello di fare la maestra e oggi posso dire di averlo realizzato. Lo dedico a tutti coloro che nella vita mi hanno insegnato a essere una persona migliore e ai tanti giovani che ho incontrato in questi mesi nei banchi di scuola, perché capiscano che non è mai troppo tardi". Le parole sono rotte dalla commozione di chi, nonostante il dato anagrafico, ci ha sempre creduto: Imelda Starnini ha 90 anni e mercoledì 13 settembre, per la prima volta nella sua vita, è salita in cattedra – maestra per un giorno – per una lezione unica, di quelle che non si trovano nelle pagine dei libri. "Buongiorno signora maestra": così l’hanno accolta gli studenti della primaria di Userna, una scuola alle porte di Città di Castello. Lei, emozionata, si è fatta strada sulla sedia a rotelle "perché le gambe a volte sono stanche" e, registro in mano, ha iniziato la sua lezione lanciando un messaggio. Quale? "Ho detto ai giovani di studiare, di leggere e seguire sempre con attenzione i consigli delle maestre – spiega –: la scuola, dopo la famiglia, è la cosa più importante della vita".
Imelda ha fatto la sarta, poi la bidella, a febbraio ha compiuto 90 anni, a giugno si è presentata da privatista al Liceo delle Scienze Umane all’Istituto San Francesco di Sales di Città di Castello per sostenere l’esame di maturità con una tesina dal titolo “L’arte di invecchiare“ che le è valsa il diploma (conseguito con 76/100). In questi mesi la sua storia è diventata simbolo nazionale. Per lei una menzione speciale dal ministro per l’Istruzione e il Merito Giuseppe Valditara che in una lettera reputa "lodevole l’impegno che ha profuso nello studio per il conseguimento del diploma, ma, soprattutto, la determinazione nel non abbandonare il suo sogno", poi riconoscimenti ufficiali dai sindaci di Città di Castello e San Giustino, complimenti a iosa dai massimi rappresentanti istituzionali, il senatore Matteo Salvini ieri l’ha definita "esemplare".
Cosa prova?
"Mi commuovo. Sono felice, ringrazio tutti. E dire che fino a giugno, giorno dell’esame, non l’avevo detto a nessuno, neanche ai parenti perché avevo paura di non farcela, di fare una brutta figura".
Da giovane aveva studiato? "Mio padre era un fabbro, ho frequentato l’elementare a Selci: furono anni difficili, c’era la guerra, le lezioni erano spesse interrotte dalla sirena che segnalava i possibili bombardamenti, noi correvamo fuori dalla scuola per sfollare in campagna".
Chi l’ha avviata alla passione per lo studio?
"Mio zio, Eligio Starnini, uomo colto e altruista, fu anche sindaco di San Giustino in un periodo dove c’era la miseria e la tessera annonaria che definiva quanta farina e generi alimentari si potevano avere al mese per ogni famiglia. Lo zio non poteva avere figli e mi aveva preso a cuore: mi promise che appena la guerra fosse finita con me ‘ci avrebbe tirato fuori una maestra’".
Ma non andò così…
"Lo zio morì improvvisamente. Io fui iscritta a una scuola di taglio e cucito. Presi la patente di guida, fui tra le prime donne del paese a guidare un’auto, avevo una ‘Giardinetta Belvedere’ che nel periodo della tubercolosi usavo per portare i figli a vedere i genitori nel sanatorio di Città di Castello".
Poi la famiglia, i figli Luca e Sara, i nipoti e quel sogno rimasto nel cassetto che a distanza di tempo è diventato realtà "perché non è mai troppo tardi". E la storia di questa donna, fatta di tenacia, forza e tenerezza, oggi ce lo ricorda.