Milano, 19 marzo 2019 - L'ipotesi dell'omicidio e quella della malattia al momento "hanno pari dignità". Lo dicono i magistrati Tiziana Siciliano e Luca Gaglio della procura di Milano, che coordinano le indagini sulla morte di Imane Fadil, testimone chiave dei processi Ruby contro Berlusconi.
Gli esami su sangue e urina della modella marocchina, deceduta a 34 anni dopo un mese di ricovero nella clinica Humanitas, hanno accertato l'elevata concentrazione di metalli pesanti che alimenta i sospetti di un avvelenamento. Ma gli inquirenti non escludono la pista della patologia rara "che ancora nessuno è riuscito a capire". In particolare si parla di "una malattia autoimmune" che potrebbe aver "aggredito gli organi vitali". Anzi, le due ipotesi sarebbero sullo stesso piano. "Indiscutibile" la prima, altrettanto "credibile" la seconda.
Decisiva sarà l'autopsia sul corpo della giovane, che inizierà col prelievo di alcuni organi per verificare l'eventuale presenza di radioattività. La data dell'esame, che verrà eseguito con una serie di precauzioni particolari e con l'aiuto della strumentazione dei vigili del fuoco a tutela dei medici legali, non è ancora stata fissata.
Intanto oggi è giorno di udienza al processo Ruby Ter, a cui Imane era stata ammessa come parte civile. Fuori dall'aula il legale di Silvio Berlusconi ha voluto precisare che "dal punto di vista tecnico processuale" la morte di Fadil "nuoce alla difesa di Berlusconi perché le sue dichiarazioni entrano nel processo direttamente e così noi non possiamo procedere con il controesame". "Quando muore una persona - ha aggiunto l'avvocato - la massima forma di dolore non è un'espressione retorica". Nessuna opinione in merito alla misteriosa morte della modella.