Roma, 14 maggio 2018 - Aperto e dialogico, un altro Islam è possibile ed esiste già, lontano anni luce dall’orrore dell’Isis che insanguina l’Europa degli infedeli. Dal pop all’impegno religioso, dal trionfo ai Grammy a imamah (imam donna) della più importante organizzazione musulmana progressista. Complice la spada di Damocle della minaccia jihadista, in Occidente ai più suona come un ossimoro parlare di Islam liberale, un contrasto che si somma allo stupore di sapere che è una donna, Ani Zonneveld, la leader della sinistra di Allah. L’associazione si chiama Muslims for progressive values, conta 10mila iscritti in tutto il mondo e la sua fondatrice è questa signora di 55 anni, malese di nascita ma cresciuta in Germania, terra di un altro riformista religioso, il cristiano Martin Lutero. Figlia di un diplomatico, Zonneveld nella moschea di Los Angeles presiede la preghiera del venerdì per uomini e donne, celebra matrimoni misti e nozze gay. Il tutto in nome del Corano.
Femminismo islamico, la battaglia per i diritti delle donne
Nel 1993, da cantautrice, lei vinse un Grammy award come miglior album di world music: che cosa l’ha spinta a impegnarsi per un volto più moderno dell’Islam?
"Prima dell’11 settembre 2001 la fede per me era un affare privato. Dopo quegli attacchi ho deciso di uscire fuori dal recinto. Così, da autodidatta, mi sono messa a studiare diversi libri, disponibili in Occidente e censurati nella maggior parte dei Paesi musulmani, con l'obiettivo di cogliere il contesto in cui è stato dettato il Corano".
Come l’ha cambiata questo percorso di studio?
"Mi ha trasformata, permettendomi di scoprire che il Corano nasce per affrontare i problemi di giustizia sociale. Ho capito anche che molti dei sistemi di credenze islamiche risentono dell’influsso delle tribù che hanno corrotto il messaggio coranico originale".
Lei celebra matrimoni omosex: il Corano lo permette?
"Certamente, in quanto parla delle nozze quali ‘unione di due anime’. Ammette anche i matrimoni interreligiosi, ma ovviamente alla gente non viene detto dai leader. Veniamo educati nell’idea che gli uomini possono sposare ‘persone del Libro’, cioè cristiani ed ebrei, mentre le donne solo maschi islamici. La verità è che le musulmane sono incoraggiate a sposare dei ‘credenti’, espressione che nel Corano ha un significato piuttosto ampio".
C’è da immaginare che lei abbia ricevuto minacce dai musulmani radicali, vero?
"Non sono mancate, tuttavia non sono state troppe come si potrebbe pensare. Forse gli estremisti sono impegnati in altro".
Qual è la sua opinione sull’Isis?
"È un prodotto di Satana, non ci sono parole per descrivere le loro nefandezze. Bisogna cercare di capire che cosa sia questo concetto di califfato che attrae musulmani occidentali apparentemente istruiti e inseriti. È una nozione che viene insegnata nelle scuole religiose islamiche e che funziona come un fischio da richiamo per i cani. Mi piacerebbe che il nostro sistema educativo musulmano fosse completamente superato, a partire dall’università di al-Azhar".
Con il Gran mufti di al-Azhar dialoga addirittura papa Francesco.
"I leader dell’ateneo sono il problema. Recentemente hanno criticato il presidente tunisino Essebsi che punta all’uguaglianza di genere nel diritto ereditario. Lo hanno contestato, sostenendo che ‘queste proposte sono contro la legge divina, i precetti islamici e gli insegnamenti del Profeta’. Sbagliano, perché le linee guida sulla eredità si basano sulle circostanze sociali di 1.400 anni fa. Ora la società è mutata".
Il Papa dovrebbe cambiare interlocutori sul fronte islamico?
"Gli consiglio di non dare legittimità ai vertici di al-Azhar. Contatti piuttosto quei laici che stanno combattendo contro le misoginie e le ingiustizie nelle comunità".
È possibile un Islam senza Sharia, la legge sacra per i musulmani?
"Sharia nel Corano significa ‘la via per placare la tua sete spirituale’. Non è una legge. Intesa in questo modo errato, si riduce a un insieme di norme artificiali al 100%, non ha nulla di divino. Sono regole misogine, poste da uomini islamici del Medioevo in base alla loro comprensione del Corano".