Domenica 22 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Ilaria Salis, concessi i domiciliari. Potrà uscire dal carcere di Budapest

Accolta l’istanza presentata dai suoi avvocati: l’attivista brianzola potrà lasciare la cella dove è detenuta da sedici mesi ma dovrà indossare un braccialetto elettronico. Verrà pagata una cauzione

Monza, 15 maggio 2024 – Ilaria Salis uscirà dal carcere dove è detenuta da sedici mesi per scontare il suo periodo di detenzione preventiva in un altro luogo. È stato accolto oggi, mercoledì 15 maggio, il ricorso presentato dagli avvocati della docente e attivista monzese, presentato al tribunale di seconda istanza ungherese.

Ilaria Salis nell'aula di tribunale a Budapest: finalmente le sono stati concessi i domiciliari
Ilaria Salis nell'aula di tribunale a Budapest: finalmente le sono stati concessi i domiciliari

Salis, quindi, potrà uscire di cella e andare ai domiciliari a Budapest, rimanendo quindi in Ungheria, dove si sta svolgendo il processo in cui la candidata alle Europee per l’Alleanza Verdi e Sinistra è imputata con l’accusa di aver partecipato all’aggressione di due militanti neonazisti ungheresi.

Legali e familiari dell’insegnante monzese, a partire dal padre Roberto, erano impegnati da tempo nel portare avanti l’istanza di scarcerazione. Salis, infatti, sarebbe stata detenuta in condizioni degradanti, nello spregio dei diritti dovuti ai carcerati.

L’annuncio

La notizia è stata confermata dal governo di Roma. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, infatti, ha annunciato la liberazione di Salis durante il suo intervento al question time della Camera. “Il Tribunale del riesame ungherese ha concesso gli arresti domiciliari a Ilaria Salis, che potrà dunque scontarli in Ungheria", ha detto il coordinatore nazionale di Forza Italia ai parlamentari.

Successivamente, interrogato dai giornalisti ai margini del lavori dell’aula, è tornato sulla questione. “Bene gli arresti domiciliari per Ilaria Salis, era quello che volevamo. Adesso potrà votare tranquillamente, speriamo che possa essere assolta e che possa tornare il prima possibile in Italia. Io sono garantista". Il risultato, ha aggiunto il titolare della Farnesina, "è merito dell'azione sinergica di tutti. Certamente il governo e la nostra ambasciata hanno lavorato intensamente in silenzio, senza fare propaganda e senza rulli di tamburi, come stiamo facendo con Falcinelli e con tutti".

L’avvocato ungherese

Gli arresti domiciliari ad Ilaria Salis sono "un successo della difesa", ha detto all’Ansa l'avvocato ungherese dell’attivista Gyorgy Magyar. "La corte di appello ha accettato il nostro ricorso", ha aggiunto.

"Lei ha garantito che non scapperà e avrà un braccialetto elettronico", ha spiegato. "Il tribunale aspetta soltanto il pagamento della cauzione, che ammonta a 40 mila euro", ha aggiunto. Il legale ha sollecitato i familiari della attivista affinché paghino velocemente.

L’associazione

Guarda già al futuro Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. "Dopo un anno di detenzione in condizioni disumane e degradanti – ha detto il responsabile della sezione italiana dell’organizzazione non governativa –  la decisione del giudice di Budapest di disporre gli arresti domiciliari per Ilaria Salis è sicuramente una buona notizia, la prima buona notizia".

"Restano le preoccupazioni per una possibile iniquità del processo – prosegue Noury –che si svolge in un contesto interno ungherese in cui prevale una narrazione criminalizzante e stigmatizzante nei confronti dell'imputata".

Trasferimento in Italia?

Il trasferimento agli arresti domiciliari a Budapest per Ilaria Salis, deciso dai giudici ungheresi, apre la strada che agevola le tappe per il possibile rientro in Italia della 39enne in Italia.

Le autorità italiane - si apprende da fonti di governo - potrebbero chiedere al dicastero ungherese - previa l'eventuale richiesta da parte dei legali di Salis - la necessaria documentazione e trasmettere il tutto all'autorità giudiziaria competente per il riconoscimento e l'esecuzione in Italia della misura applicata, secondo quanto prevede la legge quadro del Consiglio europeo del 2009, per il reciproco riconoscimento delle decisioni sulle "misure alternative alla detenzione cautelare”.

Sulla norma, però, ci sarebbe una giurisprudenza non univoca in quanto quella applicata a Salis non è una misura conseguente a una condanna definitiva ma una misura cautelare.