Roma, 9 gennaio 2025 – “Grazie alla nostra intelligence e alla diplomazia siamo riusciti a ottenere un risultato importantissimo. Così come facemmo per Alessia Piperno qualche tempo fa, siamo riusciti a riportare a casa anche questa giovane giornalista, questa nostra cittadina. Ci siamo impegnati tantissimo, siamo stati in silenzio, a volte prendendoci anche qualche critica, ma abbiamo sempre lavorato sottotraccia per cercare di ottenere il risultato. Così si ottengono i risultati positivi, senza parlare troppo, e ci siamo riusciti”. È più che soddisfatto, è orgoglioso, Antonio Tajani, per la liberazione di Cecilia Sala. Parla, nel colloquio alla Camera con Qn, di “gioia” e di “felicità”, sottolinea che è “una bella giornata”. E, del resto, per chi, come lui, da Ministro degli Esteri, è stato “sul pezzo”, con la premier Giorgia Meloni e il sottosegretario Alfredo Mantovano, fin dal primo momento, è sicuramente un successo significativo. Un successo che ha condiviso con i genitori della protagonista della vicenda nell’accoglienza a Ciampino, tanto più che il padre di Sala e il vice premier sono anche amici.
"Al suo arrivo – racconta il ministro – era molto contenta, ci ha ringraziato tantissimo. Le ho detto: ’Adesso vai a scrivere, magari scrivi di altre cose per qualche tempo’. È una ragazza giovane e anche una giornalista brillante, che ha una bella carriera davanti a sé, va incoraggiata, ma a volte serve anche prudenza. Credo una bella accoglienza senza tanto clamore, ma abbiamo coronato un lavoro sotterraneo che è durato tutte le vacanze di Natale”.
Ma quando avete avuto la consapevolezza della imminente liberazione? “La situazione – spiega il ministro – si è sbloccata definitivamente questa notte, poi il direttore dell’Aise, il prefetto Caravelli, è andato a Teheran per l’ultimo colloquio e poi a riprendere Cecilia e accompagnarla a Roma”.
Quale è stata la carta vincente dell’operazione? “Un grande lavoro di squadra – insiste –. È stato un grande lavoro di squadra, di governo, intelligence e diplomazia. Con l’impegno diretto del presidente del Consiglio, che ha partecipato a più riunioni, del sottosegretario Mantovano e ovviamente il mio come ministro degli Esteri”. È un concetto, quello del lavoro di squadra, che il vicepremier ci ripete più volte, per sottolineare che “quando si lavora in squadra si lavora nel modo migliore e fin dal primo giorno avevamo visto giusto: abbiamo fatto quello che si poteva e doveva fare per riportare a casa una cittadina italiana, come facemmo con Alessia Piperno e come abbiamo fatto tante volte per riportare a casa altri cittadini italiani anche nei mesi scorsi”. La stessa aula della Camera, d’altra parte, tributa un lungo applauso alla liberazione quando Tajani sottolinea come “governo, diplomazia e intelligence che hanno lavorato nella stessa direzione”.
Quale è stato il peso dell’incontro a sorpresa di Meloni con Donald Trump? Il viaggio-lampo di Giorgia Meloni da Donald Trump “ha avuto un effetto politico – puntualizza Tajani – ma la situazione già si stava sbloccando con il lavoro che era stato fatto per far capire che l’Italia parlava con gli Stati Uniti, ma non ha avuto una conseguenza diretta sulla liberazione di Cecilia Sala”. Ma che cosa abbiamo promesso agli iraniani rispetto alla scarcerazione dell’ingegnere iraniano Mohammed Adedini Najafabadi? Il ministro non si sbilancia. Anzi, ci tiene a puntualizzare che “gli stessi iraniani hanno separato le due cose. Vedremo se verranno concessi gli arresti domiciliari per Abedini. È un cittadino svizzero-iraniano. L’Iran ha ribadito che le due vicende non sono collegate. La nostra giustizia è indipendente e deciderà se concedere o meno gli arresti domiciliari. Intanto godiamoci il rientro in Italia di Cecilia Sala”.
Certo è che l’Italia può vantare, anche rispetto ad altri Paesi europei, una buona credibilità di ponte tra Ue e mondo arabo, anche presso Paesi come l’Iran. “Quello che è successo è un messaggio chiaro della presenza e del ruolo di prestigio dell’Italia anche nell’area del Medio Oriente, perché nonostante le nostre posizioni diverse da quelle dell’Iran, l’Italia ha una credibilità e ha la capacità di poter interloquire con tutti i Paesi del Medio Oriente. Abbiamo una ambasciata a Teheran – cosa che non tutti i Paesi occidentali hanno – e devo ringraziare anche la nostra ambasciatrice Amadei che ha lavorato intensamente in questi giorni”. Non è un caso, d’altra parte, che la prossima visita del Ministro degli Esteri sarà nella nuova Siria di Abu Mohammed al-Jolani: “Venerdì andrò a Damasco per incontrare le autorità siriane e ribadirò l’importanza di un processo politico inclusivo che garantisca le libertà fondamentali di tutti i siriani e riconosca e valorizzi il ruolo dei cristiani come cittadini con pienezza di diritti”.