L’influenza ha un forte impatto anche dal punto di vista sociale ed economico, oltre che in termini di utilizzo delle risorse sanitarie. E’ infatti la principale causa di assenza da scuola e dal lavoro (rappresenta il 10% di tutte le assenze dal lavoro). E l’assenteismo aumenta del 56% nel corso della stagione influenzale, provocando la perdita di 500mila giornate lavorative durante il picco influenzale.
La spesa per l’influenza e le sindromi simil-influenzali pesa su famiglie e Stato per ben 10,7 miliardi di euro (Respiratory Medicine, 2018), quasi quanto una manovra economica. Un danno destinato ad aumentare e diventare un grave tema di governance della spesa sanitaria a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’esponenziale aumento della cronicità.
Rilevando poi i costi diretti (consumo di farmaci, ospedalizzazioni, e via dicendo), i costi indiretti (assenteismo e perdita di produttività) e i costi intangibili (sofferenza, dolore, riduzione della qualità della vita) dell’influenza, il costo complessivo – tra spese del SSN, dell’INPS, delle aziende e delle famiglie – per il sistema Paese è stimata pari a 2,86 miliardi di euro (International Journal of Technology Assessment in Health Care, 2010). In questo contesto la vaccinazione antinfluenzale rappresenta la strategia di prevenzione con il miglior profilo di costo-efficacia.
Si stima che vaccinando tutta la popolazione ultra 18enne, i costi complessivi si ridurrebbero a 1,56 miliardi di euro, generando dunque una riduzione netta di costi pari a 1,3 miliardi di euro.
Risorse che, almeno quelle di pertinenza del comparto pubblico, potrebbero essere liberate ed essere investite per garantire l’alta specializzazione in casi di forte rischio.