Sabato 21 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Il senso della preghiera per la pace

Domani a Milano, un momento di preghiera guidato dall'arcivescovo Delpini, per invocare la pace. Un gesto che esprime la speranza che solo Dio può realizzarla, e che ognuno, credente o meno, può contribuire. #DonaNobisPacem #ComunioneELiberazione #Pace #Speranza

Davide

Prosperi*

A Milano il Coordinamento Diocesano, associazioni, movimenti e gruppi, di cui fa parte anche Comunione e Liberazione, ha organizzato per domani un momento pubblico di preghiera guidato dall’arcivescovo Delpini: Dona nobis pacem. Un cammino che simbolicamente vedrà un gruppo partire nei pressi del consolato russo e un altro di quello ucraino per poi ricongiungersi nella chiesa Maria Regina Pacis.

Nel suo viaggio in Mongolia Papa Francesco ha nuovamente esortato tutti a "costruire un avvenire di pace".

Non lascia indifferente nessuno questa insistenza del Pontefice. Eppure è molto diffuso il pensiero che si tratti di un impegno tanto lodevole quanto privo di prospettive. Anche la missione per la pace in Ucraina condotta dal cardinale Zuppi a molti sembra non portare frutti immediati. In realtà un frutto imprevisto, e non da poco, sta emergendo da tanto impegno profuso dalla Chiesa: la speranza. La speranza che ciò che l’uomo non può realizzare, Dio invece può. Il cristiano infatti non si lancia in un’impresa solo quando ha una minima speranza di successo ma quando sa che solo Dio può realizzarla perché è buona. Del resto chi ha davvero speranza continua a sperare anche contro ogni apparente ragionevolezza. Diceva qualche anno fa il Papa: "La nostra speranza non si regge su ragionamenti, previsioni e rassicurazioni umane; e si manifesta là dove non c’è più speranza". Può sembrare una follia o una posizione infantile. Al contrario la speranza cristiana è fondata sulla certezza della presenza di Gesù, e dunque non c’è nulla di più ragionevole. Certo, la fede è una Grazia, ma una speranza così non è desiderabile da tutti? Non esalta la domanda di bene e appunto di pace che c’è nel cuore di ognuno? Perché anzitutto il cuore domanda. E la forma più alta di domanda, insegnava don Giussani, è la preghiera. Partecipare a questo gesto a Milano è quindi il primo, fondamentale contributo che ognuno, credente o meno, può dare per la pace: essere segno di autentica speranza contro ogni speranza.

*Presidente Fraternità di Comunione e Liberazione