KINSHASA
Violentata, tenuta nuda, costretta a mangiare carne umana. È una delle terribili storie raccontate al Papa dalle vittime delle violenze nell’est della Repubblica Democratica del Congo, dove il pontefice è in visita pastorale. A parlare è Emelda. "I ribelli – ha raccontato Emelda al Papa – avevano fatto un’incursione nel nostro villaggio di Bugobe; era un venerdì sera del 2005. Hanno fatto irruzione nel villaggio, prendendo in ostaggio tutti quelli che potevano, deportando tutti quelli che trovavano. Durante il tragitto, hanno ucciso molti uomini con proiettili o coltelli. Le donne invece le hanno portate al parco di Kahuzi-Biega. All’epoca avevo 16 anni". E da quel momento comincia la sua vita d’inferno: "Sono stata tenuta come schiava sessuale e abusata per tre mesi. Ogni giorno, da cinque a dieci uomini abusavano di ciascuna di noi. Ci hanno fatto mangiare la pasta di mais e la carne degli uomini uccisi. A volte mescolavano le teste delle persone con la carne degli animali. Questo era il nostro cibo quotidiano. Chi si rifiutava di mangiarlo veniva fatto a pezzi e gli altri erano costretti a mangiarlo. Vivevamo nudi perché non scappassimo". Emelda ha subito tutto questo fino al giorno in cui, "per grazia, riuscii a fuggire quando ci mandarono a prendere l’acqua dal fiume". Di lì il ritorno a casa, dai genitori, le cure all’ospedale di Panzi, a Bukavu, specializzato nel trattamento dei sopravvissuti alla violenza. Il Papa, che ha ricordato come "seminatore di speranza" a tutti ha chiesto un gesto forte: "Perdonare". "In nome di Dio condanno le violenze armate, i massacri, gli stupri, la distruzione e l’occupazione di villaggi, il saccheggio di campi e di bestiame che continuano a essere perpetrati". "Mai più: mai più violenza, mai più rancore, mai più rassegnazione!", ha aggiunto il Papa.