Martedì 16 Luglio 2024
ROSSELLA CONTE
Cronaca

Femminicidi, il prof-scrittore Galiano: "Educhiamo al rispetto. Ma la prima scuola dev’essere la famiglia"

L’insegnante star del web: in giro ci sono troppi cattivi esempi "Più che proteggere le nostre figlie, bisogna formare i maschi. Basta stereotipi trasmessi da certi programmi tv e influencer".

Firenze, 21 novembre 2023 – "Noi dai banchi di scuola continueremo a fare il possibile, non ci fermeremo ma fino a quando non apriremo gli occhi e non ci renderemo conto che non è la scuola a dover fare di più, ma la società fuori a dover cambiare, sarà difficile mettere fine a questa ondata di violenza di cui troppo spesso le donne sono vittime" sottolinea Enrico Galiano, insegnante di Pordenone che ha raggiunto la notorietà con la webserie ‘Cose da prof’, ma anche uno scrittore che fa del suo lavoro e della comunicazione con i ragazzi il suo scopo principale. Tra i suoi libri di successo Eppure cadiamo felici, Geografia di un dolore, Più forte di ogni addio.

Il prof-scrittore Galiano: "Educhiamo al rispetto. Ma la prima scuola dev’essere la famiglia"
Il prof-scrittore Galiano: "Educhiamo al rispetto. Ma la prima scuola dev’essere la famiglia"

Come dimostrano gli ultimi episodi di cronaca, la tragedia di Giulia Cecchettin, per troppe donne il diritto a una vita libera dalla violenza non è ancora realtà.

"Sono sconvolto dalla morte di Giulia, una tragedia avvenuta a meno di un’ora da casa mia. L’ennesima vittima di una lunga scia di sangue che sembra sempre più difficile da arrestare. Purtroppo credo che tanto dipenda dai tempi che sono cambiati, dalle tecniche di approccio tra giovanissimi che sono molto diverse da quelle degli anni ‘90. D’altra parte, i nostri ragazzi non sono più gli stessi".

Ci spieghi.

"Faccio un esempio: ho dedicato una delle mie lezioni al corteggiamento e ho lasciato la parola a due studenti di prima media, due visi angelici. Le uniche risposte che sono riusciti a darmi sono state: “per avere una donna devi scaraventarla al muro o pagarla“. Ci sono rimasto male, molto male".

Come siamo arrivati a questo punto?

"Con i cattivi esempi che a volte vengono dalla famiglia, altre dalle compagnie, altre ancora dai personaggi televisivi, influencer e così via. È chiaro che considerazioni di questo tipo, da parte di ragazzi di nemmeno 12 anni, siano elaborate sulla base di contatti con persone elevate a ’modello’ o di frequentazioni sbagliate. La donna, nonostante siamo nel 2023, continua a essere vista come un oggetto da possedere".

Secondo lei, sarebbe utile rafforzare le ore di educazione sessuale in classe?

"Nelle scuole cerchiamo di insegnare il rispetto. Potremmo fare sicuramente di più e la materia potrebbe diventare anche obbligatoria in Italia. Ma se poi gli studenti tornano a casa, accendono la tv e sono bombardati dalle immagini che relegano le donne “alle faccende domestiche“ o a servizio degli uomini, sarebbe come scrivere sulla sabbia, proprio davanti al mare. Ce la metti tutta a dare un messaggio ma poi sai che arriverà un’onda, la notte, a cancellare tutto. Gli insegnamenti, i progetti, i piccoli passi in avanti fatti... La scuola può diventare una seconda famiglia, ma solo se la famiglia diventa la prima scuola".

Come possiamo uscire da questa spirale di violenza?

"Spesso lo ripeto: non bisogna proteggere le nostre figlie, ma educare i nostri figli. Come? Penso ai programmi televisivi, al ruolo dei social, ai personaggi che sono veri idoli per tanti ragazzi, ai testi di alcuni cantanti dove le donne sono fondamentalmente oggetti che hanno valore solo per la loro disponibilità. Ma anche alle famiglie che magari a tavola riportano alcuni stereotipi secondo i quali “se una ragazza si veste in un certo modo se la sta cercando“".

Quindi serve una mobilitazione generale, siamo di fronte a una vera e propria emergenza sociale.

"Ognuno di noi può fare qualcosa per scardinare i luoghi comuni".