Giovedì 6 Marzo 2025
GIOVANNI PANETTIERE
Cronaca

Il Pontefice e il rito delle Ceneri : "La morte non si può esorcizzare"

Nel testo dell’omelia per l’inizio della Quaresima Francesco evoca il dramma della sua malattia. La Santa sede: "Nessuna crisi, è stabile. Normale decorso della polmonite bilaterale, serve tempo" .

Sotto la statua di Giovanni Paolo II si continua a pregare per l’88enne Bergoglio

Sotto la statua di Giovanni Paolo II si continua a pregare per l’88enne Bergoglio

Le Ceneri "ci aiutano a fare memoria della fragilità e della pochezza della nostra vita: siamo polvere, dalla polvere siamo stati creati e in polvere ritorneremo". Non si vede, non c’è papa Francesco sull’Aventino, ma si intravede attraverso le sue parole ed è come se fosse presente al rito che a Roma ha aperto la Quaresima. Nel testo dell’omelia, preparata dal Pontefice per la messa di benedizione e imposizione delle ceneri, celebratasi ieri pomeriggio nella basilica di Santa Sabina, sul colle che sfiora il Tevere, si avverte crepuscolare la sofferenza e il dramma umano dell’88enne Bergoglio, in prognosi riservata al Gemelli dove è ricoverato dal 14 febbraio per una polmonite bilaterale.

"Fatti di cenere e di terra – è la riflessione offerta dal Papa dal letto dell’ospedale –, tocchiamo con mano la fragilità nell’esperienza della malattia, nella povertà nella sofferenza che a volte piomba improvvisa su di noi e sulle nostre famiglie". È una condizione di caducità che avvertiamo ancor più "quando ci scopriamo esposti, nella vita sociale e politica del nostro tempo, alle ‘polveri sottili’ che inquinano il mondo". Francesco le elenca una ad una, dalla contrapposizione ideologica alla logica della prevaricazione, al ritorno di vecchie ideologie identitarie, allo sfruttamento delle risorse della terra, fino alla violenza e alla guerra.

"Nonostante le maschere che indossiamo e gli artifizi spesso creati ad arte per distrarci", sottolinea, le ceneri ci ricordano la nostra condizione. Inutile "esorcizzare" e provare "ad emarginare dai nostri linguaggi" il dramma della morte. "Nessuno di noi è Dio – ammonisce Bergoglio –, siamo tutti in cammino". Da qui la Quaresima intesa dal Pontefice come un invito a ravvivare in noi la speranza della Pasqua, della Resurrezione – ’Spera’ s’intitola, non a caso, l’autobiografia di Bergoglio –, altrimenti senza questa fiducia "sprofondiamo nella tristezza e nella desolazione".

Il testo dell’omelia è stato letto dal cardinale Angelo De Donatis, penitienziere maggiore della Curia romana, che ha presieduto l’Eucarestia al posto del Papa. In precedenza l’ex vicario generale di Roma è stato alla testa della processione penitenziale verso la basilica di Santa Sabina alla quale hanno preso parte altri porporati, alcuni arcivescovi e vescovi, oltre a monaci e fedeli. Palpabili il raccoglimento e la preoccupazione fra i presenti, sia dentro che fuori la chiesa, per la salute di Francesco.

L’ultimo bollettino della Sala stampa vaticana chiarisce che, pur permanendo la prognosi riservata, anche ieri Bergoglio "è rimasto stazionario senza presentare episodi di insufficienza respiratoria". Ha trascorso la giornata in poltrona, svolto alcune attività lavorative e in mattinata ha ricevuto l’imposizione delle ceneri. Sotto il proflio terapeutico, ha incrementato la fisioterapia respiratoria e quella motoria attiva. Come programmato, durante il giorno ha effettuato l’ossigenoterapia ad alti flussi, mentre nella notte è stata ripresa la ventilazione meccanica non invasiva. Fonti vaticane puntualizzano che quello del Papa, che nella mattinata di ieri ha telefonato, come usa fare dall’inizio della guerra, al parroco di Gaza, "è lo sviluppo ordinario di una polmonite trattata". Per la sua valutazione "servono tempo e pazienza".