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Continuano gli attestati di affetto per il Papa all’esterno del Policlinico Gemelli
Pur navigando a vista, in Vaticano con prudenza s’inizia a pensare alle dimissioni di Francesco. Dal Gemelli, certo, e non dal papato, come si augurano invece i corvi appostati sopra il Cupolone, pronti a gracchiare alla prima virgola fuori posto del bollettino medico che, da due settimane, quotidianamente accompagna la degenza dell’88enne Bergoglio. Quello diffuso ieri sera dalla Sala stampa vaticana ammutolisce proprio gli uccelli del malaugurio. Le condizioni cliniche si confermano "in miglioramento". Il Pontefice ha alternato la fisioterapia respiratoria al riposo, nel pomeriggio "si è raccolto in preghiera nella Cappellina dell’appartamento privato sito al decimo piano dell’ospedale".
Manca ancora una data per il ritorno del Papa in Vaticano, c’è da aspettare che i sanitari sciolgano la prognosi – nel bollettino si legge che ancora "sono necessari ulteriori giorni di stabilità clinica" –, ma, dato il cauto ottimismo delle ultime ore, fonti vaticane lasciano filtrare l’ipotesi che il D-day possa scattare alla fine della prossima settimana. Quantomeno ce lo si augura. In particolare, mentre l’udienza giubilare di domani è stata annullata, Francesco potrebbe uscire dal Gemelli fra giovedì 6 marzo e domenica 9. In questo modo salterebbe l’udienza generale del mercoledì e inizierebbe, nel riserbo più assoluto, la necessaria convalescenza a Santa Marta, agevolata dall’avvio del ritiro spirituale per la Quaresima, il 9 pomeriggio, che sospende fino alla sua conclusione – il 14 marzo – ogni appuntamento pontificio.
Nel frattempo il Papa conserva il buon umore, mangia con appetito e apprezza i pasti serviti. Ha anche risposto, nelle pagine di Piazza San Pietro, il mensile diretto da padre Enzo Fortunato, a Cinzia Desiati, la mamma che gli ha scritto, ricordando la tragedia vissuta nel 2019: la morte del figlio 21enne Fabrizio in un incidente stradale a Roma. Domenica Bergoglio vorrebbe almeno affacciarsi alla finestra del suo appartamento al Gemelli per un saluto alla folla in quello che si profila essere il terzo Angelus scritto di fila. I medici temono che possa prendere freddo, però. Vedremo chi la spunterà nel braccio di ferro tra intraprendenza e prudenza.
S’indovina la road map per un ritorno del Pontefice a Santa Marta, ma serve cautela. Resta la spada di Damocle del rischio di un’ulteriore crisi respiratoria dopo quella di sabato che ha fatto temere il peggio. Bergoglio continua ancora l’ossigenoterapia ad alti flussi – seppur in forma più leggera e con mascherina per attenuare il fastidio al naso delle cannule –, per sopperire ad una funzione respiratoria compromessa. È consapevole della compressità del suo quadro clinico. Sa che una nuova crisi potrebbe avere conseguenze ben peggiori, ma lotta come un leone, risponde alle cure, ringrazia credenti e non in ansia per lui, governa la Chiesa. E vuole tornare a Santa Marta, affidandosi alla Provvidenza, nella consapevolezza – è scritto nella sua catechesi per l’ultima udienza generale – che "la morte non è la fine, ma il compimento" e che dal Cristo risorto, come si legge nel suo messaggio per la Quaresima, "è stata trasformata in vittoria".
Una volta in Vaticano, si vedrà. Anche i suoi più stretti collaboratori non escludono la rinuncia dal ministero petrino. Anzi, c’è chi assicura sia "oggetto del discernimento del Papa". C’è una suggestione a riguardo: il concistoro per proclamare nuovi santi, annunciato un paio di giorni fa. Manca la data. Nel 2013 cadde l’11 febbraio. E fu l’occasione per il passo indietro di Benedetto XVI. Ma era un’altra epoca e un altro Pontefice. Ora si riaffaccia la speranza di andare avanti.