Sabato 21 Dicembre 2024
MARCELLA COCCHI
Cronaca

"Il ponte c’è, non importa chi lo gestirà". Il commissario: modello Genova per l’Italia

Il sindaco Bucci ha guidato la ricostruzione: "Non abbiamo usato deroghe, ma un sistema che è la normalità nel mondo". Autostrade concessionaria? "Io ho chiesto solo che si sbloccasse la situazione, il problema è del governo. Serve chiarezza"

Il modello ricostruzione lampo del ponte di Genova può davvero essere l’esempio per lo sblocca cantieri d’Italia? Può esserlo anche se sarà il vecchio concessionario, Autostrade dei Benetton, a collaudare il nuovo viadotto? Mister modello Genova, nonché sindaco del capoluogo ligure, Marco Bucci, risponde "sì, altro che" alla prima domanda. Ma alla seconda si trincera dietro l’ufficialità del commissario e dice, in sintesi: affari del governo, "ai cittadini interessa riavere il loro ponte".

Commissario Bucci, cosa pensa del fatto che sarà ancora Aspi il concessionario pro tempore? "Contento che ci sia finalmente una soluzione chiara: io lavorerò per consegnare in tempo il ponte al concessionario che sarà indicato al momento dell’accordo di fine luglio".

Ha sollecitato lei il governo? "Ho chiesto che si sbloccasse la situazione altrimenti sarebbe stato un problema enorme".

Lei lo sa che su Autostrade centrodestra ma soprattutto i grillini si stanno scatenando? Ora poi che la Consulta ha bocciato il ricorso di Aspi sulla ricostruzione, Conte dovrà districare la matassa... "È un problema tra i grillini e il governo. È un tema di governo, certo non mio. Il mio dovere era quello di fare il ponte più in fretta possibile per la città".

Quando esattamente ci sarà l’inaugurazione? "Se non l’1, sarà entro i primi 10 giorni di agosto".

Da agosto si potrà transitare in auto sull’ex Morandi? "Sono uno che fa un’inaugurazione e poi non si passa?".

Ma non è un paradosso che sia lo stesso concessionario del crollo a gestire il viadotto? "Ripeto, io faccio il sindaco e il commissario per la ricostruzione. Detto questo, ho vissuto 22 anni negli Stati Uniti e lì ho visto crollare molti ponti. Ricordo un caso a Minneapolis: all’azienda concessionaria il governo disse ‘tu devi rimettere tutto a posto nel più breve tempo possibile’. Poi ci fu la gara per il nuovo concessionario".

Il contrario dell’Italia, quindi. "Qui il governo ha scelto una strada diversa, ma alla fine quello che conta per i cittadini è di riavere l’infrastruttura".

Al modello Genova si ispira il governo per mettere il turbo a 41 opere. Alla luce della sua esperienza, che cosa insegna questo modo di procedere? "È un modello che può dare risultati per le opere infrastrutturali (e non solo) del Paese, tanto è vero che è l’iter che si usa in tutte le aziende private di un certo livello. Uso del codice degli appalti europeo (non quello italiano), un bando di interesse solo e non tante gare specifiche per far partire assieme le attività, più controlli del normale e in via digitale: abbiamo scoperto cose che con il modello italiano non sarebbe stato possibile".

Ma il Pubblico deve tutelare trasparenza e concorrenza. "Modello Genova vuol dire prendersi tutte le responsabilità, essere ogni giorno sul posto, non si può aspettare sempre il commissario da Roma".

Eccezioni Genova ed Expo: in Italia per sbloccare i cantieri bisogna per forza agire usando deroghe? "Non abbiamo usato deroghe".

Sì, rispetto al codice degli appalti italiano introdotto anche per mettere un argine alle storture nell’affidamento delle concessioni, alla corruzione, ai favoritismi. "Non vuol dire usare deroghe, ma un altro modello. Anche perché quelle che qui sono viste come eccezioni sono la norma nel resto del mondo. Siamo noi che dobbiamo darci una mossa".

Ma qui non siamo in Svezia. "In questi 18 mesi, abbiamo mandato via due aziende non trasparenti che secondo il codice degli appalti italiano sarebbero dovute rimanere. Quindi siamo stati più efficienti. La verità? L’unica cosa è che siamo andati un po’ lenti a causa dell’amianto trovato nel ponte vecchio, per le alluvioni, per il Covid. Invece un buon progetto deve calcolare anche gli imprevisti".

Qual è il principale fattore blocca Paese? "La burocrazia, un sistema per cui prendersi la responsabilità è troppo difficile. Ci sono tante persone in gamba ma lontane dal Pubblico perché la paga non è adeguata, non c’è garanzia di carriera, non c’è merito".

Il piano ’Italia veloce’ del governo è un passo avanti? "Se si avviano le opere e si mettono i soldi in gioco si dà sollievo a chi ha sofferto finora. Il governo ne sblocchi il più possibile. Anche il ponte di Messina".

Abbiamo visto una Liguria paralizzata: le file sulle autostrade, la fuga del traffico merci dal porto di Genova, dove transita il 50% del commercio container nazionale. Come si fa? "È un problema enorme, abbiamo chiesto di avere due corsie di marcia libere in estate e stiamo trattando con il ministero e con Autostrade. Bisogna fare le cose bene".

Se guarda indietro e ripensa alle vittime, a tutto quello che si è perso, cosa sente? "È stata una grande tragedia per le vittime e per Genova, che ha perso 6 milioni di euro al giorno. Ma ora vogliamo crescere, essere la città più importante del Mediterraneo".

Con un big come Renzo Piano è stato più facile ripartire? "Beh, è un genovese...".

Farà qualche invito speciale per l’inaugurazione? "Non inviterò nemmeno mia moglie".

E perché mai? "Non è il suo lavoro".

Scherza, ma non troppo, perché: "Ora bisogna lavorare duramente, rimbocchiamoci le maniche. Subito!".