Mercoledì 17 Luglio 2024
GIOVANNI ROSSI
Cronaca

Il politologo Kepel: “Scritte antisemite? Una terribile ondata di odio può sconvolgere l’Europa”

“Solo in Francia vivono 6 milioni di musulmani e 600mila ebrei. C’è rischio di una devastante scarica di odio”

Roma, 2 novembre 2023 – Le esplosioni di antisemitismo cui stiamo assistendo non possono essere minimizzate né sottovalutate. Gli anticorpi della società europea vanno immediatamente attivati". Gilles Kepel, 68 anni, politologo, arabista e filosofo francese, già inviato speciale del presidente francese Emmanuel Macron per il Medio Oriente e il Mediterraneo, ora nel board internazionale della Fondazione Med-Or voluta da Leonardo, risponde dalla sua casa di Mentone. In queste ore difficili smista interviste e riflessioni. Chiamate inevitabili per l’autore di Prophète en son pays nel quale è sviscerata la storia islamica degli ultimi 40 anni e la deriva islamista fino al cuore dell’Europa.

Le stelle di David comparse su alcuni muri in Francia
Le stelle di David comparse su alcuni muri in Francia

Cosa vede, professore, dalla sua cattedra parigina su Medio Oriente e Mediterraneo?

"Un’onda violenta di emozioni. Prima nella società israeliana a causa dell’attacco del 7 ottobre, traducibile come l’11 settembre del Paese. E poi, tra i palestinesi e in tutto il mondo arabo, per l’incredibile blitz di Hamas e le successive immagini di Gaza bombardata. Questo flusso ininterrotto di morte amplificato dalle reti sociali – nella Striscia e sui media arabi spesso presentato senza filtri – genera idee di esaltazione-persecuzione che hanno facile presa sulle menti più deboli. Accade soprattutto in Francia dove vivono 6 milioni di musulmani e 600mila ebrei. C’è rischio di una devastante scarica di odio".

Decine di stelle di David sui muri di Parigi, il cimitero di Vienna incendiato, altri episodi di violenza e intolleranza in altri Paesi, Italia inclusa. Com’è possibile precipitare indietro di 80 anni nel giro di tre settimane?

"La velocità di avvitamento della crisi dà la misura dei pericoli che corriamo in Europa e dovrebbe spingere tutti alle contromisure. La polizia in Francia ha compiuto oltre 400 fermi, ma non basta. Sono le ragioni stesse di questa tensione che vanno gestite su scala internazionale dalla diplomazia e dalla politica. Perché la situazione non deve peggiorare".

Però lei lo paventa.

"Ci sono due faglie instabili nell’ordine mondiale: una è in Ucraina e l’altra in Medio Oriente. L’Europa deve muoversi e prendere atto che i suoi interessi non sono perfettamente sovrapponibili a quelli degli Stati Uniti. Servono politica estera e difesa comune. E la protezione unitaria delle frontiere esterne. Non è più tempo di sovranismi. Se l’Europa non realizza di essere ormai un nano politico, può già considerarsi morta. Esposta a ogni choc".

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Come quello che lei definisce “jihadismo d’atmosfera“?

"Certo. Il “jihadismo d’atmosfera“ nasce e si sviluppa dopo la distruzione di al-Qaeda e dell’Isis e la flessione attrattiva dei Fratelli musulmani. È un sentimento di rabbia e rivolta. Nasce e si sviluppa sul web dove influencer e utenti si saldano in un patto di disconoscimento del diritto penale e civile dei Paesi in cui vivono".

La sottomissione alla sharia?

"Uccidere gli infedeli, gli apostati e persino i musulmani non salafiti è la missione. La realtà, anche predatoria, è agire ogni volta che si presenta l’occasione".

Esempi?

"L’insegnante Dominique Bernard ucciso da un ex studente inguscio ad Arras: ammazzato proprio in quanto insegnante di storia e simbolo dello Stato laico. Oppure i recenti scontri nelle banlieue dopo la morte del giovane Nahel Merzouk, ucciso durante un controllo stradale. In questo caso le barricate si sono dissolte non appena nei negozi sono finite le Nike da saccheggiare".

L’assedio di Gaza modifica il quadro ?

"Assolutamente sì. Far pagare un prezzo alla popolazione palestinese civile, pur di liquidare Hamas, farà aumentare rabbia e proteste in tutta Europa".

Non sembra questa l’idea in campo.

"Il premier israeliano Netanyahu non ha alcuna credibilità politica. Sta in piedi solo per non finire a processo per corruzione e solo grazie all’ultradestra sponsor dei coloni ebrei russi e americani che stanno terremotando la Cisgiordania. Gli israeliani dovrebbero sbarazzarsi di lui. Non solo per il fallimento del 7 ottobre che io, che ho attraversato cinque volte la vigilatissima barriera con la Striscia, tuttora non mi spiego. Netanyahu dovrebbe andarsene perché è il primo responsabile dell’ascesa di Hamas".

Inizialmente agevolata in funzione anti Olp?

"E poi ampiamente tollerata. Lo sanno tutti che una volta al mese un aereo carico di dollari del Qatar atterrava a Tel Aviv. Il bottino raggiungeva il confine con l’Egitto su una colonna di jeep e qui veniva consegnato ai servizi del Cairo per la distribuzione ai responsabili della Striscia. Parte di quei fondi finiva ad Hamas, e Netanyahu lo sapeva".

Israele quali opzioni ha?

"Crede che la vittoria militare sia l’unico modo per ristabilire la credibilità perduta. Non solo per un problema di sicurezza interna. Gli accordi di Abramo oggi appaiono compromessi. Un Paese che si fa beffare in quel modo da Hamas quale idea di efficienza può trasmettere?"

Prima la questione palestinese, allora?

"Israele pensava di averla rimossa trattando con tutti gli altri attori, Iran escluso. Un errore pagato a caro prezzo".