Roma, 23 dicembre 2022 - Attraversano sulle strisce pedonali e girano tra le bancarelle dei mercatini di Natale. Mai come quest’anno, per citare solo gli ultimi episodi romani diventati virali sul web, la presenza dei cinghiali è stata così palpabile nelle città italiane. Nel Paese – secondo i dati di Coldiretti – sono 2,3 milioni e i branchi si spingono sempre più vicino ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. È in tale scenario che, con particolare riferimento alla questione ungulati, si inserisce l’emendamento inserito in Manovra da Fratelli d’Italia che apre alle attività di controllo e contenimento della fauna selvatica anche in aree urbane e zone protette e al consumo alimentare degli stessi, previa analisi igienico sanitaria. Dopo un tormentato esame alla Camera la norma resta (dichiaratamente contrari soprattutto Verdi e Cinquestelle, contrari in maniera più tiepida gli altri), senza cedere al tentativo delle opposizioni di farla dichiarare inammissibile "perché nulla c’entra con una legge di bilancio".
![Cinghiali sempre più numerosi in Italia](https://www.quotidiano.net/image-service/version/c:MDYxNTA1YzktM2E4MS00:NjRlMzE5/cinghiali-sempre-piu-numerosi-in-italia.webp?f=3%3A2&q=1&w=1560)
COSA PREVEDE LA NUOVA NORMATIVA
Al centro vi è la modifica della disciplina vigente in materia di controllo e contenimento della fauna selvatica (legge 11 febbraio 1992, n. 157). La norma proposta consente alle Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano di provvedere al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto.
I PIANI DI CONTROLLO: ABBATTIMENTO E CATTURA
Qualora i metodi di controllo più blandi, cosiddetti ‘ecologici’ – come ad esempio la dissuasione attraverso recinzioni – non dovessero sortire l’effetto desiderato l’emendamento prevede che Regioni e Province autonome possano autorizzare piani di controllo numerico mediante abbattimento o cattura. Per il via libera non sarà più necessario il parere obbligatorio e vincolante dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) che dovrà, comunque, essere informato e manterrà un ruolo di ascolto.
LE FIGURE AUTORIZZATE A OPERARE E SPARARE
I piani di controllo numerico mediante abbattimento o cattura sono coordinati dagli agenti delle Polizie provinciali o regionali e possono essere attuati esclusivamente da figure qualificate e autorizzate, ovvero guardie venatorie e cacciatori iscritti agli ambiti territoriali di caccia o nei comprensori alpini delle aree interessate, previa frequenza di corsi di formazione autorizzati dagli organi competenti a livello regionale. Su decisione delle autorità possono prendere parte agli abbattimenti anche i proprietari o conduttori dei fondi sui quali si attuano tali piani "purché muniti di licenza per l’esercizio venatorio e previa frequenza dei corsi di formazione autorizzati dagli organi competenti, delle guardie venatorie, degli agenti delle polizie locali, con l’eventuale supporto in termini tecnici e di coordinamento del personale del Comando unità per la tutela forestale ambientale e agroalimentare dell’Arma dei carabinieri".
RISCHIO INCDENTI NELLE CITTÀ?
Il rischio di incidenti nelle attività di controllo della fauna – assicurano gli addetti ai lavori – "è zero". Cacciatori adeguatamente addestrati spareranno solo ad animali selezionati, in contesti controllati e non – come paventato dal WWF – in "città e parchi frequentati da cittadini, escursionisti, bambini". Anche nel caso delle aree urbane il riferimento è, infatti, alle zone rurali o boschive al limite della città dalle quali i cinghiali fuoriescono per sovraffollamento e carenza di cibo e si avvicinano alle abitazioni.