Venerdì 22 Novembre 2024
ELENA COMELLI
Economia

"Il peggio deve ancora venire". Nel 2023 l’Italia va in recessione

Le stime del Fondo monetario: il nostro Pil si indebolirà. Frenata anche per l’Eurozona, Usa e Cina. Crescita globale al 2,7%, la più bassa dal 2001 (escluse crisi finanziaria e da Covid)

Fmi

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Milano, 12 ottobre 2022 - Il peggio deve ancora venire, secondo il World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale. Un terzo del mondo sarà in recessione nel 2023, compresa l’Italia. Crescita frenata per l’Eurozona, ma anche per Stati Uniti e Cina.

Le nuove previsioni fotografano il concretizzarsi dei rischi da tempo indicati: se per il 2022 la crescita globale resta confermata al 3,2%, quella stimata per il 2023 subisce l’ennesimo taglio, che la abbassa al 2,7%, rispetto al 2,9% previsto a luglio. Si tratta della crescita più debole dal 2001, fatta eccezione per le recessioni da crisi finanziaria e da Covid-19. "L’Italia è uno dei Paesi che hanno fatto meglio del previsto" sul 2022, grazie al forte contributo del turismo, della produzione industriale e anche delle costruzioni, scrive il capo-economista del Fondo Pierre-Olivier Gourinchas. Il prossimo anno, però "prevediamo un forte indebolimento con una leggera contrazione", aggiunge. Le cause, "i prezzi dell’energia e il fatto che l’Italia ha una dipendenza dal gas, la stretta monetaria nell’area euro e la debolezza della domanda". Il Fondo prevede un calo del Pil dello 0,2% nel 2023, con una revisione al ribasso di quasi un punto percentuale rispetto al +0,7% stimato a luglio. Per il 2022 la crescita dovrebbe attestarsi al 3,2%, lo 0,2% in più rispetto a luglio.

Si ferma la discesa del debito pubblico, che resta attorno al 147% nel 2022 e nel 2023, dal 151% del 2021, con il deficit al 5,4% quest’anno e al 3,9% nel 2023. Va anche peggio alla Germania. La contrazione del Pil nel 2023 sarà dello 0,3%, contro una crescita dello 0,8% stimata a luglio. Nel 2022, il Pil tedesco salirà del’1,5% (+0,3% rispetto alle stime di luglio). Nell’Eurozona, la crescita del Pil è prevista al 3,1% nel 2022 (+0,5% rispetto a luglio) e a un fragile +0,5% nel 2023, con una profonda revisione al ribasso rispetto al +1,2% stimato sei mesi fa. È colpa dell’aggressione russa all’Ucraina, con effetti particolarmente marcati per le economie più esposte al gas russo. La crescita negli Stati Uniti dovrebbe diminuire dal 5,7% nel 2021 all’1,6% nel 2022 e fermarsi all’1% nel 2023. Il dato del 2022 è stato rivisto al ribasso di 0,7 punti percentuali rispetto alle stime di luglio, riflettendo l’inaspettata contrazione registrata nel II trimestre.

In controtendenza la Cina: nel 2022, la crescita si ferma al 3,2%, la più bassa in più di quattro decenni (esclusa la crisi pandemica del 2020), per effetto dei focolai di Covid-19 e della drastica politica di contrasto. Nel 2023, però, ci sarà un rimbalzo del 4,4%. L’India si conferma la grande economia a più rapida crescita: nel 2022, il Pil salirà del 6,8% (-0,6%), seguito dal 6,1% atteso per il 2023.