"Destra e sinistra ormai sono speculari nel disinteresse profondo per le prospettive degli italiani. E i 5 Stelle sono la tragedia che i romani ogni giorno vivono sulla propria pelle. Da quando è sindaco Virginia Raggi, la Capitale precipita. Ma sia Roma sia il Paese non hanno il destino già scritto. I cittadini possono reagire. Anzi, debbono. Almeno se hanno a cuore il futuro dell’Italia e dei propri figli".
Marco Rizzo, lei è segretario del Partito comunista. Sta diventando sovranista?
"Andiamo oltre narrazioni già sfruttate e peraltro immediatamente tradite. Penso al sovranismo di cartone della Lega, che dopo tanti proclami si è subito accucciata a sostegno del governo Draghi. In questo Paese c’è da combattere una gigantesca battaglia patriottica e di classe. Per dare una prospettiva ai cittadini, alle città, allo Stato. Noi comunisti coltiviamo la visione di un Paese indipendente, dove i diritti sociali – casa, lavoro, scuola e sanità pubblica – siano davvero garantiti".
Specie in tempi di pandemia, non c’è leader che non sosterrebbe un programma così sovversivo.
"Alt. Non scherziamo. L’indipendenza è una faccenda molto seria, e l’Italia, purtroppo, continua a praticarla in forma ridotta. Guardi ai vaccini: le pare serio che un Paese come il nostro non abbia una sua autonomia? Invece abbiamo preferito contabilizzare 500 morti al giorno, anziché accelerare la profilassi acquistando Sputnik dai russi".
Nostalgia di Mosca?
"San Marino, che non ha l’esercito ma al massimo un drappello di vigili urbani, ci ha dato una lezione di libertà. Ha pensato alla salute dei suoi cittadini e non alle implicazioni geopolitiche. Le parole d’ordine sulla nostra intangibile collocazione euroatlantica nascondono una cifra molto più misera. Siamo un Paese che può andare da qui a lì. Un Paese che non può ambire a produrre un proprio vaccino".
E Reithera? E Takis?
"Anche le ipotesi sperimentali cullate in questi mesi stanno finendo all’angolo. Perché la verità è che anche in campo sanitario i più forti non ammettono concorrenza. Fateci caso, il club dei produttori vaccinali è più o meno lo stesso della bomba atomica: Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna – più Israele per filo diretto con gli Stati Uniti e rapidità di reazione. Un’Italia capace di coltivare l’interesse nazionale nel segno di un multilateralismo maturo è fuori dall’agenda di governo".
Nell’attesa, i comunisti che cosa fanno?
"Siamo in campo a Roma, Torino e Milano con tre candidati sindaci dal mondo del lavoro e aspiranti consiglieri espressione realistica della società".
Vuole spaventare il Pd?
"Il Pd è l’antitesi della sinistra. Ha perso ogni connessione sentimentale con il suo popolo. Si fa dettare la linea da Fedez, un rapper milionario, scambiando l’ordine delle priorità: i diritti civili prima dei diritti sociali. E sa qual è il risvolto peggiore? Si parla di ddl Zan, o di gender, perché la chiacchiera su temi così controversi metta la sordina a temi reali. Non a caso nel Pnrr gli investimenti sulla sanità pubblica sono in coda".
Un dibattito mimetico?
"E strumentale. Il ceto politico del Pd si ammanta di responsabilità istituzionale. Invece, sotto questa veste, lavora solo per chi abita nelle Ztl o per se stesso. Un ufficio di collocamento ’piani alti’. Vedi l’ex ministro dell’Economia Piercarlo Padoan che approda al vertice di Unicredit. Gli esempi sono questi. E il sindacato non fa meglio".
Il sindacato concertativo è morto?
"Il mondo confederale vive per autoconservarsi, per essere ammesso ai tavoli. Una finzione deprimente che imprigiona anche la Cgil. Il concerto del Primo maggio sponsorizzato dai padroni è la plastica rappresentazione di sigle che ormai difendono solo la sedia. Un suicidio. Del resto, se per scelta non pratichi il conflitto, dove vuoi andare?".
Come si confligge nella società liquida?
"Con una strategia fondata sul reale: piena occupazione, assistenza sanitaria, scuola che funzioni, assistenza a chi sta davvero male – non a chi abbina attività in nero al reddito di cittadinanza. Diciamolo forte: in Italia c’è gente che ’di lavoro’ non lavora. Poi basta con l’ecologismo da salotto. Meglio un piano nazionale contro il rischio idrogeologico assumendo migliaia di ingegneri, architetti, geometri, tecnici, operai e operaie. Tutta l’Italia è da risistemare. Zappa e vanga in ogni provincia, altro che reddito di cittadinanza".