Il Papa mantiene la promessa e in Curia romana crolla finalmente il soffitto di cristallo. Nel 2022, intervistato dal quotidiano spagnolo Abc, Bergoglio aveva confidato che entro due anni una donna sarebbe divenuta prefetto di un dicastero di Curia romana. In pratica, un ministro del governo centrale della Chiesa. Adesso quell’impegno ha un nome e cognome: suor Simona Brambilla, 59 anni, originaria di Monza, finora segretario del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, da ieri al timone dello stesso ministero vaticano.
Un passato da missionaria in Mozambico, un dottorato in Psicologia in tasca, l’ex superiora generale delle Missionarie della Consolata è la prima donna prefetto nella storia della Chiesa cattolica e della Curia romana, perfezionata solo nel 1588 da papa Sisto V. Chi la conosce la descrive come in linea con la sinodalità impressa da Bergoglio al popolo di Dio, gentile, sorridente, semplice e al contempo tenace. Dovrà fronteggiare il calo delle vocazioni in conventi e monasteri, senza dimenticare il nodo degli abusi del clero sulle religiose.
Ai piani alti del Dicastero per gli istituti di vita consacrata non sarà sola. Contemporaneamente alla promozione di suor Brambilla, il Papa ha scelto come pro-prefetto il cardinale Angel Fernandez Artime, fino all’ultimo in pole position per prendere il posto del porporato brasiliano, João Braz de Aviz, divenuto emerito. E, invece, lo spagnolo, classe 1960, fino allo scorso anno rettore maggiore della Congregazione salesiana, sarà al fianco di suor Brambilla. O meglio, seguendo lo schema gerarchico in vigore nella Chiesa, suo primo collaboratore, come fa notare Pierluigi Consorti, presidente emerito dei canonisti italiani.
"La nomina di Artime non è funzionale a mettere in ombra la nuova prefetta e nemmeno si spiega con la necessità, prevista in passato, di avere un chierico, dotato come tale di potestas ordinis, al timone di un dicastero vaticano – spiega il docente di Diritto canonico all’Università di Pisa –. La costituzione di Bergoglio sulla riforma della Curia ha cambiato gli schemi. Piuttosto è da registrare che abbiamo un cardinale come primo collaboratore di una suora per la prima volta nella storia della Chiesa". Quasi una rivincita per le religiose delle quali Francesco ha a più riprese denunciato la diffusa condizione di subordinazione al clero. Ed è anche un messaggio forte e chiaro ai principi della Chiesa, ad ascoltare uno di loro, il cardinale francese, Jean Paul Vesco, che proprio su Qn ha sostenuto la parità di genere nel perimetro ecclesiale. "La nomina di suor Simona Brambilla è simbolicamente importante e il fatto che lei avrà un porporato come pro-prefetto è la messa in pratica dell’ingiunzione che il Santo Padre ha fatto ai nuovi cardinali, me compreso – commenta l’arcivescovo di Algeri –: “Prego per te, affinché il titolo di ’servo’ offuschi sempre più quello di ’eminenza’".
"Evviva, finalmente" è’la frase di giubilo affidata al social X dalla madre abbadessa Rosa Lupoli delle clarisse cappuccine di Napoli. A queste si aggiunge la soddisfazione delle femministe di Donne per la Chiesa che denunciano "decenni in cui abbiamo respirato un’aria d’immobilismo verso un riconoscimento istituzionale delle donne nella Chiesa".
Fermo restando che al Dicastero per la Comunicazione dal 2018 al timone c’è un laico e che la carica di pro-prefetto non è nuova – era attribuita ad un capo-dicastero non ancora cardinale –, la mossa del ticket Brambilla-Artime suona anche come un segno di prudenza del Papa, viste le resistenze tradizionaliste alla valorizzazione femminile. Non a caso in Curia, dove tra il 2013 e il 2023 la presenza di donne è salita dal 19,2% al 23,4%, anche con l’infornata bergogliana di sottogretarie e segretarie – due dicasteri chiave, Clero e Vescovi, restano tutti al maschile ai piani alti. Ma ora è solo questione di tempo.