Venerdì 20 Dicembre 2024
MARIANNA VAZZANA E ANDREA FASANI
Cronaca

Il papà di Mahmood: "I suoi brani mi fanno male, io non l’ho mai abbandonato. Adesso cambi il cognome"

La verità del genitore del cantautore: dopo il divorzio dalla madre, l’ho sempre seguito. "Vorrei riallacciare i rapporti con lui, sono orgoglioso del suo successo. Ma basta falsità"

Milano, 24 agosto 2023 – "Tutti i genitori desiderano che i propri figli siano migliori di loro, che li superino. Io sono felice per mio figlio e per il suo successo. Però mi fa star male sentire da lui che l’ho abbandonato. Il messaggio che passa è quello di un padre che un giorno è sparito nel nulla, lasciandolo solo quando era un bambino e uscendo dalla sua vita. Invece sono stato presente anche dopo la separazione con la mamma". Parla Ahmed Mahmoud, il papà di Mahmood, nome d’arte di Alessandro Mahmoud, il cantautore e paroliere cresciuto nel quartiere popolare del Gratosoglio a Milano che ha conquistato il Festival di Sanremo prima nel 2018 nella categoria Giovani con ’Gioventù bruciata’ e poi nella categoria Campioni per due volte, l’anno successivo con il brano ’Soldi’ e nel 2022 in duetto con Blanco con ’Brividi’. Ahmed ha 63 anni ed è arrivato in Italia dall’Egitto quasi 40 anni fa. Adesso vive con la sua quarta moglie e sua figlia in una casa popolare del quartiere Corvetto, periferia Sud di Milano.

Ahmed Mahmoud, il papà di Mahmood, in una foto con il figlio bambino
Ahmed Mahmoud, il papà di Mahmood, in una foto con il figlio bambino

Nelle sue canzoni e in tante interviste Mahmood racconta che suo padre è andato via di casa quando lui aveva 5 anni. Non è così?

"Io sono andato via di casa quando lui era piccolo, è vero, perché era finito il matrimonio con sua madre. Succede in tante famiglie. È vero che mi sono rifatto una vita ma non ho mai abbandonato Alessandro: ci sono foto di noi due al parco, in momenti di vacanza, in diverse occasioni, anche in Egitto. Andavamo a mangiare fuori insieme, è anche venuto a casa mia quando vivevo a Trezzano sul Naviglio, ha preso in braccio la sua sorellina (che ho avuto da un’altra donna) che ora ha 11 anni e mezzo. La settimana prima che partecipasse al Festival di Sanremo siamo andati a fare insieme un aperitivo. Non sapevo che sarebbe andato a Sanremo né che io avessi ispirato le sue canzoni. Anche se non ci vedevamo spesso, il rapporto non si è mai interrotto e non avrei mai immaginato che potesse parlare di abbandono. Mi fa soffrire sentirmi descritto in questo modo".

Non ha pensato che Alessandro sentisse la sua mancanza, nella quotidianità?

"Non mi ha mai detto nulla e io non ho mai percepito un malessere. Io l’ho scoperto dalle sue canzoni".

’Gioventù Bruciata’ è piena di riferimenti a lei. Per esempio la sfinge ’vista a 8 anni. Ridevi ma mi hanno detto che a volte ridere è come fingere’. Oppure ’ricordo bene quando mi dicesti resto’. Cos’ha pensato quando l’ha sentita?

"Ho sofferto. Come ho sofferto sentendo ’Soldi’. Non è vero che pensavo solo ai soldi, anzi. Come se fossi interessato solo alle cose materiali. Io ho sempre voluto parlare con mio figlio e mi ritengo un uomo dalla mentalità aperta: da musulmano ho accettato tutti i riti cattolici nella mia prima famiglia. Sono stato ricoverato in ospedale per una brutta malattia, prima all’ospedale San Paolo e poi in Egitto durante il periodo Covid. Alessandro lo sapeva, gli ho chiesto di venirmi a trovare ma non è mai venuto. Io ci sono rimasto male. L’ultima volta ci siamo sentiti via messaggio più di un anno fa, ma sempre superficialmente".

MAHMOOD
MAHMOOD

Vorrebbe provare a riallacciare i rapporti?

"Mi piacerebbe, sì. Io gli voglio molto bene: è mio figlio. Sono orgoglioso di lui e del suo successo. Mi sono emozionato quando una volta, mentre eravamo fuori a cena e lui era già famoso, veniva avvicinato da ragazzi che gli chiedevano l’autografo. Però c’è una cosa che non mi va giù...".

Cosa?

"Se lui davvero pensa che io l’abbia abbandonato e non vuole avere più a che fare con me, vorrei che cambiasse il suo cognome: non più Mahmoud. Non pretendo che cambi il suo nome d’arte ma quello reale".

Ha provato a chiederglielo?

"Sì. Mi ha risposto di no. E sto valutando se rivolgermi a un legale".

Ora di cosa si occupa per vivere?

"Lavoro in un bar, è il mestiere che preferisco. Nella vita ho fatto un po’ di tutto: autotrasportatore, benzinaio e muratore".