Giovedì 3 Ottobre 2024
GIOVANNI PANETTIERE
Cronaca

Il Papa apre il Sinodo: "No ad agende da imporre". E una preghiera per la pace

Bergoglio dà il via all’ultima sessione: "Quello che conta è l’armonia". Una giornata di digiuno il 7 ottobre, nell’anniversario degli attacchi di Hamas.

Il Papa apre il Sinodo: "No ad agende da imporre". E una preghiera per la pace

Papa Francesco all’apertura del Sinodo

Nessuna fortezza della fede da difendere, nessuna agenda di riforme da imporre. Aprendo la seconda e ultima sessione del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità, il Papa mette in chiaro i binari da seguire. Ancor più ora che i missili iraniani solcano i cieli d’Israele e i raid di Tel Aviv martellano il Libano. La guerra totale è a un passo e la Chiesa mette in campo le sue armi spirituali. "Per invocare dall’intercessione di Maria Santissima il dono della pace – annuncia Bergoglio –, domenica prossima mi recherò nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove reciterò il Rosario", mentre per lunedì "chiedo a tutti di vivere una giornata di preghiera e di digiuno". La data, il 7 ottobre, a un anno dalla strage nei kibbutz, mostra lo sforzo diplomatico della Santa Sede per tenere vivo il dialogo con Tel Aviv dopo che proprio il Papa, sullo sfondo dei raid su Beirut, aveva definito "immorale" ogni difesa sproporzionata.

In piazza San Pietro ad ascoltarlo più di 20mila fedeli, sul sagrato 368 padri e madri sinodali in virtù della riforma che ha permesso anche alle donne di partecipare a pieno titolo. Tra poco più di tre settimane si voterà un documento finale, da sottoporre all’attenzione del Papa, ma è lo stesso Francesco a scacciare suggestioni parlamentari: "Non c’è maggioranza e minoranza, questo può essere un primo passo. Quel che è fondamentale è l’armonia". Da qui l’appello "a non trasformare i nostri contributi in puntigli da difendere o agende da imporre". Poco più tardi, avviando i lavori della prima congregazione generale, Bergoglio ribadirà la natura del Sinodo: "La presenza di membri non vescovi non ne fa venire meno la dimensione episcopale". E i numeri lo confortano, con i membri non vescovi attorno al 25% del totale e le donne ferme a 33 contro le 54 del 2023.

Il confronto fra i sinodali è monopolizzato dall’interrogativo su come essere Chiesa sinodale in missione. In controluce s’indovina la questione delicata del ruolo del Papa che ancora divide in particolare cattolici e ortodossi. Off-topic quest’anno omosessualità e diaconato femminile dentro l’Aula Paolo VI. Al Sinodo ieri è stata comunque presentata una prima relazione di studio della commissione a latere sui ministeri, coordinata dall’ex Sant’Uffizio. Questa precisa che "ancora non c’è spazio per una decisione positiva da parte del Magistero riguardo all’accesso delle donne al diaconato, inteso come grado del sacramento dell’Ordine". Ma "resta aperta la possibilità di proseguire il lavoro di approfondimento".

Fuori, una decina di donne di Women’s Ordination Conference attende, senza slogan né bandiere, i prelati che sciamano in Vaticano. Qualche vescovo si ferma ad ascoltarle perorare la causa dell’ordinazione diaconale delle donne. Solidarizza con loro. Agenti italiani, invece, le controllano e identificano. Delle diaconesse meglio non continuare a parlare.