Giovedì 16 Gennaio 2025
ANNA VAGLI
Cronaca

Il mistero Orlandi . Il ruolo del boss tra fede e malavita

L’ex rettore di Sant’Apollinare: De Pedis era buono. L’enigma del capo della Magliana e dei suoi rapporti. .

Una ragazza scomparsa, un boss sepolto tra i santi e un sacerdote che parla di bontà e fiori. Emanuela Orlandi, Enrico De Pedis e don Pietro Vergari: tre nomi che si intrecciano in un racconto dove nulla è come sembra, in una città, Roma, che custodisce i suoi segreti con la stessa cura con cui protegge le sue rovine millenarie.

Emanuela Orlandi, quindicenne, è uscita di casa un giorno di giugno del 1983 ed è scomparsa nel nulla. Un mistero che da allora non ha smesso di tormentare il Vaticano, il crimine organizzato e un sistema fatto di silenzi e compromessi. E proprio tra quei silenzi emerge il nome di Enrico De Pedis, detto Renatino, capo indiscusso della Banda della Magliana e protagonista di un groviglio che va ben oltre le strade della Capitale.

Davanti alla Commissione bicamerale d’inchiesta, don Pietro Vergari, ex rettore della Basilica di Sant’Apollinare, ha descritto Renatino come "una persona buona che portava sempre i fiori". Una frase che suona tanto assurda quanto rivelatrice. Perché, se da un lato sembra tradire la necessità di difendere una posizione scomoda, dall’altro apre una finestra sulla vera personalità di De Pedis. Non un boss qualsiasi, ma un diplomatico del crimine, un uomo capace di muoversi con la stessa naturalezza tra i vicoli di Roma e i corridoi di palazzo. Ma che c’entrerebbe De Pedis con l’Orlandi? Sabrina Minardi, ex amante del boss, nel 2005 ha dichiarato che il suo uomo aveva avuto un ruolo nel rapimento, consegnando Emanuela a un prelato per ordine di uomini vicini al Vaticano. Il racconto della Minardi non è l’unico tassello che collega Renatino alla scomparsa della ragazza.

Una telefonata anonima, sempre del 2005, a Chi l’ha visto? ha rivelato: "Se volete sapere la verità su Emanuela Orlandi, cercatela nella tomba di De Pedis, nella Basilica di Sant’Apollinare". E così, nel cuore della Roma sacra, tra santi e benefattori, ha riposato fino al 2012 il corpo di un malavitoso. Per don Vergari era un benefattore, per la Banda della Magliana era un leader, per chi lo osservava da lontano era un enigma. Ma per chi conosceva davvero il suo ruolo, Renatino era il ponte tra due mondi: la malavita e la fede.

La Basilica di Sant’Apollinare, con i suoi marmi e la sua sacralità, non è stato solo il luogo di riposo di Renatino. È un monumento a un sistema che tiene insieme ciò che non può essere separato. Un luogo che racconta, senza dirlo, una verità che nessuno osa pronunciare.