Giovedì 2 Gennaio 2025
ALBERTO PRUNETTI*
Cronaca

Il lavoro uccide ancora. Le vite al ribasso di chi produce per noi

Il 2024 sarà ricordato anche per i tanti operai morti sul lavoro

Sopralluogo a Calenzano, nel luogo dell’incidente al deposito Eni dello scorso 9 dicembre

Sopralluogo a Calenzano, nel luogo dell’incidente al deposito Eni dello scorso 9 dicembre

Roma, 31 dicembre 2024 – C’è un brano del ciclo de L’amica geniale di Elena Ferrante che mi ha colpito con forza. È il passo in cui Pasquale, l’amico proletario di Elena, si ritrova nella casa borghese di Elena Greco e Pietro Airota, nel centro storico di Firenze, nei pressi di Piazza della Santissima Annunziata. Nell’adattamento televisivo il passo è reso ancora più drammatico dall’uso del dialetto napoletano. Pasquale prende le mani da studioso di latino di Pietro e le struscia contro le sue. Poi – cito a memoria - gli dice: "Senti queste mani così inguaiate, professore? Se queste mani non fossero così, non potrebbe esistere neanche una sedia. Un’automobile, un palazzo. Neanche tu. Se noi lavoratori finissimo all’improvviso di faticare, si fermerebbe tutto, il cielo cadrebbe a terra e le piante si riprenderebbero la città. L’Arno allagherebbe un’altra volta le vostre belle case e solo chi ha sempre lavorato dovrebbe sopravvivere. Mentre a voi, con tutti i libri vostri, vi mangerebbero i cani". Fantasie apocalittiche dei romanzi. Nella realtà, Pietro e quelli come lui continuano a godersi le belle case (meno i libri e il latino, caduti in disuso), mentre quelli come Pasquale muoiono ogni giorno.

L’operaicidio infatti è una dimensione strutturale dell’estrazione di profitto delle nostre società. E sta assumendo dimensioni catastrofiche. Il 2024 sarà ricordato infatti per i 5 operai morti il 16 febbraio nel cantiere Esselunga di Firenze, per i 7 operai morti della centrale elettrica di Suviana il 9 aprile, per i 5 operai morti a Casteldaccia nel Palermitano il 6 maggio e per i 5 operai morti il 9 dicembre nel deposito Eni di Calenzano. In un anno sono quasi mille decessi di lavoratori secondo l’Inail, che conta però solo i propri assistiti. Sono di più, almeno 3 operai morti al giorno, in realtà.

Proprio commentando le morti di Calenzano, Dario Salvetti, un operaio della GKN di Campi Bisenzio, che sta a un tiro di schioppo dal luogo di quell’incidente, ha trovato le parole migliori per spiegare perché si muore lavorando. Per la reindustrializzazione al ribasso degli ultimi anni: "Contratti buoni sostituiti con contratti spazzatura, contratti spazzatura sostituiti con assenza di contratti, assunzioni sostituite da precariato, precariato sostituito da appalti, appalti da subappalti. E così via. Al ribasso dei diritti, corrisponde il parallelo ribasso di tutto". Anche della sicurezza, e quindi delle vite operaie. Ormai vite di scarto.

*Direttore Festival letteratura Working Class