La tragica fine di Satnam Singh, il bracciante indiano morto dopo aver perso un arto, e l’arresto del suo aguzzino per omicidio volontario e ‘condotta disumana’, possono aver dato la scossa a un ambiente rassegnato all’illegalità e al lavoro clandestino.
Si è appena conclusa una maxi-operazione contro il caporalato. Dal Nord a Sud, da Torino a Latina a Caltanissetta passando per L’Aquila e Rieti e finanche per le Langhe. Carabinieri e Inps (700 militari e 500 ispettori) hanno acceso un faro sul settore agricolo in Italia. E scoperto quello che si sospettava da tempo. Su 310 aziende agricole, 206 risultano irregolari (66,45%), Due aziende su tre non rispettano le norme sulla sicurezza, previdenza e contratti. I lavoratori controllati sono stati 2.051, un terzo (616) è fuorilegge mentre il 10% (216) lavora completamente in nero.
Dopo i controlli sono stati elevati 128 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale (41,29%), 60 per lavoro in nero e 51 per gravi violazioni sulla sicurezza.
Nel nostro Paese "c’è stata la più grande operazione di vigilanza mai effettuata in un sola giornata: 310 aziende agricole sono state ispezionate. In molte, oltre il 66%, sono state riscontrate irregolarità, non soltanto sulla sicurezza sul lavoro, ma anche in merito alle gestione dei rapporti con gli occupati", commenta la ministra del Lavoro, Marina Calderone.
Mentre poco prima la premier Giorgia Meloni aveva sottolineato: "In questi mesi abbiamo disposto l’assunzione di 1.600 ispettori del lavoro in più, con l’obiettivo di raddoppiare il numero delle ispezioni durante il 2024".
È presto per esultare. Anzitutto perché molti imprenditori agricoli si aspettavano il blitz e l’intensificazione dei controlli, così alcuni hanno preferito non ricorrere a manodopera immigrata e non contrattualizzata.
I sindacati del comparto agricolo confermano: i braccianti irregolari di Latina non vengono effettivamente più chiamati, anche perché in questo modo si esercita una pressione, se non un ricatto, nei confronti di chi parla e denuncia le condizioni di sfruttamento.
Bisogna capire se finito il clamore mediatico per Singh e terminati i controlli, si tornerà al vecchio tran tran. Perché il dato di fondo è chiaro e, numeri alla mano, fa capire che occorre qualcosa di più dei blitz, pur necessari: secondo la Flai-Cgil di quelli che entrano nel nostro Paese (con i flussi o in un altro modo) solo il 20% riesce a essere stabilizzato e con i documenti in regola. Del resto, i dati del rapporto Caritas Migrantes riferiscono che ci sono 400mila persone arrivate in Italia grazie al decreto flussi e mai tornate nel loro Paese.
L’effetto è evidente: si finisce nelle spire dei caporali che alimentano sommerso e lavoro nero.
Domani tocca alla Cgil far sentire la sua voce con una manifestazione nazionale a Latina alla presenza del segretario nazionale Maurizio Landini.