Mercoledì 9 Ottobre 2024
NINO FEMIANI
Cronaca

Il killer di Michelle "Lei voleva i suoi soldi e io ho perso la testa" Il mistero della droga

Il ragazzino interrogato per quattro ore dai magistrati: resta in carcere "Mi aveva dato dell’hashish, abbiamo litigato ed è spuntato il coltello". L’ira del padre della 17enne: Stato assente? C’è la giustizia della strada.

Il killer di Michelle  "Lei voleva i suoi soldi  e io ho perso la testa"  Il mistero della droga

Il killer di Michelle "Lei voleva i suoi soldi e io ho perso la testa" Il mistero della droga

di Nino Femiani

Quattro ore di interrogatorio, poi per il 17enne romano-cingalese che ha ucciso con sei coltellate la coetanea Michelle Maria Causo – Misci come tutta la chiamavano a Torrevecchia – in una palazzina del quartiere di Primavalle si aprono le porte del carcere minorile di Casal di Marmo. E mentre lascia il centro di prima accoglienza di via Virginia Agnelli a Roma, dove era stato chiuso in questi giorni, il giovane aspirante trapper trascina con sé i dubbi sul movente e lascia irrisolti interrogativi che il lungo faccia a faccia non ha chiarito. Per mettere ordine tra i capitoli di questa storia orribile e inspiegabile, dobbiamo partire proprio dal movente. Perché il ragazzo uccide Misci con una violenza inaudita?

Bisogna fare un passo indietro di un paio di ore. Michelle arriva nella palazzina di via Dusmet 25 nella tarda mattinata. Poco prima, il ragazzo con il sogno di diventare trapper l’aveva chiamata per due volte. Quello delle telefonate è il primo giallo. Perché l’avrebbe fatto, esortandola ad andare da lui e dicendole che era pronto a saldare i 40 euro di un debito di droga (5-6 spinelli non pagati a Misci)? Secondo i Causo lui avrebbe architettato la trappola: non voleva ridarle il denaro, perché non ne aveva, ma voleva solo abusare di lei. Una tesi che potrebbe far scattare l’ipotesi della premeditazione. Il 17enne assassino sostiene che voleva, invece, incontrare Misci per rabbonirla, per dirle di aspettare qualche giorno, per darle tregua. Ma che lei, a queste parole, si era infuriata scatenando un furibondo litigio che ha mezzo sfasciato l’appartamento. Poi al culmine della baruffa è comparso il coltello e sono partite le sei mortali coltellate.

Misci avrebbe anche tentato di difendersi, invano: è stata sopraffatta e pugnalata mentre era di spalle. Su di lei l’autopsia non avrebbe accertato alcuna violenza sessuale. Una ricostruzione per la quale sarà decisivo l’esame dei cellulari dell’assassino e della vittima che potrebbero contenere lo scambio di messaggi delle ore precedenti all’efferato delitto.

Da capire se il legame tra i due era riconducibile solo al consumo di droga, visto che molti abitanti del quartiere hanno raccontato che il 17enne frequentava gli ambienti dello spaccio, o c’era dell’altro, un’infatuazione, una sbandata passionale. Dopo il delitto, messo in atto dal ragazzo in uno stato di alterazione dovuto all’assunzione di alcol e droga (ieri nel corso di una perquisizione nella casa di via Dusmet è stata trovata della cannabis, e le sostanze utilizzate per produrre in casa il ‘purple drank’, la droga dei rapper), c’è stato il velleitario tentativo di sbarazzarsi del corpo. In casa erano solo loro due. La madre del ragazzo, infermiera di origini cingalesi, era fuori mentre il padre, da quanto si apprende, vive in Sri Lanka. E qui si apre il secondo, decisivo interrogativo, al momento senza una risposta compiuta.

L’aspirante trapper ha fatto tutto da solo: ricerca del carrello, imbustamento del cadavere, carico del corpo nel carrello e trasporto fino ai bidoni della spazzatura? O ha avuto – come sostiene Flavio il fidanzato di Michelle – c’era un’altra persona che lo ha aiutato? Intanto è stata fissata la data del funerale di Michelle, mercoledì alle 11 nella chiesa parrocchiale di Primavalle, in via di Torrevecchia. A comunicarlo è la famiglia Causo che non vuole che si scriva di Misci bollandola come una consumatrice di ‘canne’. "Ma che droga, la droga non c’entra niente con lei, probabilmente lui si era invaghito di lei", ribadisce il padre che aggiunge: "Lo Stato deve fare giustizia, altrimenti c‘è la giustizia della strada… Perdono? Non esiste perdono per una roba del genere, lo considererei solo se mi portassero indietro mia figlia".