"Quello del riconoscimento della genitorialità dei bambini di coppie gay nati all’estero con gestazione per altri è un tema che esige una legge chiara. Bisogna spezzare la catena dei supplenti a un Parlamento sempre silente sui temi etici, ieri l’eutanasia oggi i figli delle unioni omosessuali. Il sindaco di Milano Sala ha compiuto una forzatura nel trascrivere i certificati di nascita, ma allo stesso tempo il prefetto è andato oltre il suo mandato". Il costituzionalista Michele Ainis, preside emerito della facoltà di Giurisprudenza all’Università di Teramo, districa la matassa piuttosto intricata relativa alla genitorialità dei partner dello stesso sesso che ricorrono alla gestazione per altri all’estero.
Figli di coppie gay, l’Italia chiude all’Europa: "No al riconoscimento". Ira Pd
Come si è arrivati allo stop delle trascrizioni all’Anagrafe di Milano?
"Il blocco è del prefetto. Ha agito in virtù di una circolare del ministero dell’Interno che richiama la sentenza 38162 delle Corte di Cassazione a sezioni unite, pubblicata nel dicembre scorso. Con quella pronuncia si rifiuta l’automatismo della trascrizione in Italia dei certificati di nascita emessi all’estero dopo una gestazione per altri, pratica vietata nel nostro Paese".
Quindi Sala non poteva procedere col riconoscimento sin dalla nascita come genitori di entrambi i partner gay, non solo del padre biologico?
"Il nostro ordinamento giuridico vive un paradosso: abbiamo troppe norme, ma esiste un vuoto normativo sui temi etici. Sala ha fatto da supplente al legislatore che non intende disciplinare la questione della genitorialità delle coppie dello stesso sesso. Tuttavia, il prefetto di Milano è andato un po’ oltre".
In che senso, professore?
"La circolare del Viminale invita lui e i suoi colleghi a ricordare ai sindaci la sentenza della Corte di Cassazione, non a bloccare le trascrizioni effettuate dai Comuni, tipo Milano".
Riconosce una copertura costituzionale all’azione di Sala?
"Almeno due aspetti giocano a suo favore. L’articolo 29 della Carta, che tutela la famiglia fondata sul matrimonio, senza specificarne la natura, etero o omosessuale, una disposizione normativa di cui pertanto va data un’interpretazione non letterale bensì evolutiva, e infine il supremo interesse del bambino in questi casi. Il piccolo va tutelato riconoscendogli come genitori entrambe le figure destinate ad accompagnarlo nella crescita".
Resta pur sempre la via dell’adozione speciale, richiamata dalla Cassazione che però ribadisce la natura di reato della maternità surrogata.
"Sono d’accordo che ogni singolo caso sia diverso dall’altro e che quindi il ricorso al giudice possa essere risolutivo. Detto ciò, dobbiamo uscire dalla logica del magistrato custode della verità, supplente dei supplenti. Il Parlamento deve assumersi le sue responsabilità in materia etica, anche se resto pessimista che lo farà".
Non pensa che le trascrizioni all’Anagrafe finiscano per legittimare in qualche modo la maternità surrogata, punita in Italia da 3 mesi a due anni, nonostante il divieto sia aggirato andando all’estero?
"Le sentenze, compresa quella della Cassazione di dicembre, si rispettano, ma esiste un’evoluzione nel diritto, come ci ricorda la vicenda dell’adulterio, un tempo punito solo se commesso dalla moglie. Inoltre, qui è in ballo la genitorialità e quindi l’interesse superiore del minore, non tanto la pratica della maternità surrogata".