Roma, 18 febbraio 2025 – La sferzata della nuova elite americana all’Europa per produrre una pace che profuma di resa e guerre commerciali, ha prodotto il ritorno sostanziale della Gran Bretagna sui tavoli europei dopo la Brexit. L’invito al vertice di Parigi riporta nell’alveo comunitario una potenza economica, politica, diplomatica e militare, molto attiva fin dalla prima ora a difesa di Kiev. Il Paese dove è nata la democrazia liberale è il più fidato alleato degli Stati Uniti. Non cambieranno le cose gli attacchi al primo ministro Starmer, le ambizioni sul Canada – tuttora parte del Commonwealth, il capo dello Stato formalmente è Carlo III – neppure.
![Vertice sull'Ucraina a Parigi](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/YjI2ODliNWYtNTk5Ny00/1/vertice-sull-ucraina-a-parigi.webp?f=3%3A2&q=1&w=1280)
Il vertice di Parigi conferma anche che il presidente francese Emmanuel Macron, è oggi l’unico leader europeo consapevole di esserlo e con il senso dell’urgenza: sarà per grandeur e perché à la guerre va comme à la guerre, sta di fatto che è lui a convocare il vertice dopo l’esclusione dell’Ue dai negoziati Usa-Russia per la pace in Ucraina a Riad. Nell’irrilevanza dell’attuale leadership europea, a partire dalla fragilissima Ursula von der Leyen, incapace di trovare un’autonomia diplomatica nel solco Nato e destinata alla storia per l’assenza da trattative volte a terminare una guerra in casa propria.
Combustibile per la retorica Maga o Mega, mai intaccata dal dubbio che sia difficile fare grande sia l’America sia l’Europa utilizzando ricette che implicano ci siano un vincitore e un perdente. Cose da Magamagò. In questo scenario l’Italia può giocarsi la forza della propria tradizione diplomatica, della riconosciuta leadership della premier Giorgia Meloni e, soprattutto, dalla cristallina visione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il suo discorso di Marsiglia ne fa un padre della nuova Europa. Serviranno tempo e pazienza.