"Gaia l’angelo più bello". La scritta occupa il piazzale antistante la Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Bosco, quadrante sud-est della Capitale. Un ricordo impresso sulla distesa di sanpietrini dagli amici di Gaia Menga, la 13enne che ha perso la vita nella notte tra sabato e domenica mentre insieme alla madre Giada Gerundo, 34 anni, e a un’altra donna, Betty Sorsile, 33 anni, faceva rientro a casa, nella zona di Cinecittà, da una cena ad Anzio. Verso le 2 di notte, giunte alle porte della città dopo aver percorso circa 50 chilometri, lo schianto: sull’asfalto nessun segno di frenata.
La Golf presa in leasing su cui viaggiavano è andata a sbattere contro una rotatoria per cappottarsi per tre volte. Dal letto del reparto di neurochirurgia dove è stata ricoverata Gerundo ricorda di come ha stretto a sé la figlia gridandole di svegliarsi. Ma per la piccola Gaia non c’è stato niente da fare: è morta poco dopo l’arrivo all’ospedale Sant’Eugenio.
Una tragedia dai contorni ancora incerti. Tanto che non è ancora chiaro chi fosse alla guida dell’auto. La polizia, arrivata sul posto solo due ore dopo lo schianto, non ha trovato testimoni e le due donne non sembrano ricordare nulla dell’accaduto. La madre di Gaia non ha saputo dire nulla riguardo alla dinamica dell’incidente ma è sicura che alla guida non ci fosse lei. L’amica – il cui tasso alcolemico era leggermente superiore al limite – ha, invece, negato di essere a bordo della vettura. La procura ha avviato una indagine per omicidio stradale iscrivendo nel registro le due donne.
Sulle cause dell’incidente si rincorrono le ipotesi. I residenti della zona denunciano da mesi la pericolosià dell’incrocio. "Non è la prima macchina che va a sbattere su quella ‘montagna’. Più che una rotonda sembra una curva a gomito". Sui social si rincorrono i ricordi lasciati dagli amici della 13enne. Ciao angelo mio sorridimi da lassù" è il messaggio lasciato da Emanuela sulle note di Mengoni.