Venerdì 7 Marzo 2025
PIER FRANCESCO NESTI
Cronaca

Il fotografo vive in Rsa. Ritrae le altre ospiti . Nuova mostra a 95 anni

Firenze, Luciano Ricci lavorò con Fellini e Monicelli. E documentò la fine dei manicomi su incarico di Basaglia.

Luciano Ricci , al centro, in Rsa (. foto della pagina Facebook ’Amici di Luciano Ricci’

Luciano Ricci , al centro, in Rsa (. foto della pagina Facebook ’Amici di Luciano Ricci’

CAMPI BISENZIO (Firenze)Quando nacque, nel 1929, in Italia si stava aprendo la cosiddetta fase storica della ‘normalizzazione’. Ma lui, con i suoi scatti, è da ritenersi, così come lo definì negli anni ‘80 il collega Lanfranco Colombo, "uno dei più importanti fotografi europei, nonostante abbia costantemente ignorato le regole inventandone volta per volta le sue". Luciano Ricci è originario di Peretola, periferia ovest di Firenze, e ancora oggi, nonostante le quasi 96 primavere, continua a dilettarsi con la macchina fotografica. Lo fa presso la Rsa La Mimosa (gestita dal Consorzio Zenit), a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, dove è ospite e dove, nonostante gli acciacchi, continua a fotografare.

Non a caso, domani, in occasione della festa della donna, all’interno della Residenza saranno esposte venti foto che ritraggono le anziane ospiti che condividono con Ricci la quotidianità e le operatrici sociali. Anche seduto su una carrozzina, ha immortalato alcune delle donne che vivono nella Rsa, tutte onorate di posare per lui. Questo è il presente, ma Ricci ha un passato illustre alle spalle: ha collaborato con Federico Fellini, Mario Monicelli, Luca Ronconi, Ugo Gregoretti, Maurice Bejart. E fotografato personaggi come Henry Moore, Riccardo Muti, Andy Warhol, Maria Callas, Eduardo De Filippo e Vittorio Gassman. Franco Basaglia, allora giovane psichiatra determinato a chiudere i manicomi, gli affidò la documentazione di quei luoghi e Ricci, con i suoi obiettivi, fu il primo a raccontare quel mondo. Ha esposto ovunque: da Parigi a New York, da Pechino a Sidney. E ha sempre fotografato con una mano sola, visto che a 14 anni perse una gamba e un braccio per aver raccolto da terra una bomba a mano tedesca. Una fotografia, la sua, piena di immagini pervase d’amore, che lui è capace di trasmettere a chi ritrae.

A raccontarlo oggi è la moglie, la poetessa Maria Grazia Carraroli: "Dopo che si è ritirato dal contesto internazionale, Luciano ha sempre continuato a fare fotografia sperimentando nuovi generi e correnti. Adesso vive in Rsa, mi dice sempre di sentirsi accolto, apprezza il clima caloroso e di rispetto nei suoi confronti. E poi può continuare a usare la macchina fotografica, e questo per lui è molto importante". Da qui l’idea della mostra: "L’esposizione di opere fotografiche in un ambiente come quello della Rsa può avere un forte impatto positivo sugli ospiti, contribuendo a stimolare memoria, emozioni e creatività, – dice l’animatrice Cecilia Cardoso –. L’arte ha il potere di abbattere le barriere".