di Paolo Franci
Il Grande Flagello assedia il pallone. Ieri è arrivata la notizia della positività di Mattia Destro, 12esimo calciatore colpito dal Covid-19 nel Genoa. Salgono dunque a 16 i casi nel ritiro rossoblù, considerando i quattro uomini dello staff, a conferma di quanto sia difficile contenere il focolaio nonostante le precauzioni e i test a tappeto. Tra l’altro, ieri è circolata la notizia di un 17esimo possibile contagiato: un calciatore febbricitante e il timore che il Coronavirus potesse averlo colpito. Considerando il susseguirsi delle positività, con i primi 14 contagi di lunedì scorso, ai quali si sono poi aggiunti Behrami e Destro nelle ultime 48 ore, il Consiglio di Lega di Serie A, sentiti i club, non poteva che prendere atto di una situazione chiaramente pericolosa e decidere per il rinvio della partita Genoa-Torino. "Il rinvio? Siamo decimati, ma se non lo facevano chi scendeva in campo, io e Faggiano? (il ds del Genoa ndr)" ha commentato il presidente del club ligure Enrico Preziosi.
Spostare Genoa-Torino era stata la prima ipotesi di soluzione caldeggiata dalla Confindustria del pallone nelle ore successive alla deflagrazione del contagio nel Genoa, lunedì scorso, con i 14 casi di Covid-19. Poi, mercoledì si era ragionato sull’ipotesi di applicare in maniera secca il cosiddetto ‘modello Uefa’ – con 13 giocatori disponibili, 12 più il portiere tra prima squadra e primavera si va in campo – per non creare precedenti, pur con i dubbi di mettere in scena partite-farsa. Dopo il contagio di Behrami arrivato martedì e la febbre di Destro poi sfociata nella positività al Coronavirus, tutto è cambiato.
Il Consiglio di Lega, costretto a navigare a vista, ha scelto una (ragionevole) soluzione ponte reinterpretando le indicazioni Uefa e nella speranza che la situazione non degeneri oltre. E cioè, da Genoa-Torino in poi, che è stata rinviata in modo ‘comodo’ approfittando del fatto che il weekend dell’11 ottobre c’è la sosta della Nazionale, entra in vigore una nuova regola di comportamento che tiene conto del ’precedente Genoa’. E cioè: con più di 10 giocatori positivi in prima squadra è fuor di dubbio che vi sia un focolaio in atto. E in questo caso il club potrà chiedere il rinvio della gara e ottenerlo, come accaduto con il Genoa. Sia chiaro: questo vale come bonus spendibile una sola volta per club. Nel caso dovesse ripetersi lo scenario più grave, si applicherebbe il modello Uefa del 12+1, arrivando anche allo 0-3 a tavolino in caso di impossibilità o rifiuto di giocare. Anche perché, con il campionato ristretto in un pugno di settimane, pensare a recuperi a martello è impossibile. E poi, se un club dovesse ricascarci, potrebbe voler dire mancata o scarsa osservanza dei rigidi protocolli anti Covid – ricordate quando si parlava di isolamento totale dei ritiri prima della ripresa dello scorso campionato? – oppure che qualche giocatore o tesserato non si attiene a essi. In ogni caso un atteggiamento sanzionabile a livello disciplinare.
Nel frattempo e in vista di Juventus-Napoli di domenica prossima, nel quartier generale del club di De Laurentiis si continua a trattenere il fiato. Anche se la notizia della negatività dopo il primo tampone ha diffuso quel briciolo di serenità in più che serviva ai giocatori, preoccupati non solo per la loro salute, ma anche quella dei familiari. Ieri, giocatori e staff hanno effettuato il secondo giro di tamponi e oggi arriverà il responso. C’è maggior apprensione perché secondo gli infettivologi questo è l’esame di maggior attendibilità. Poi, sabato, l’ultimo tampone prima della partita. Ha detto il medico del Napoli, Vincenzo Mirone: "Ci auguriamo che tutti siano negativi ma se avessimo due, tre giocatori positivi sarebbe un rischio giocare la partita. Qualche altro giocatore potrebbe incubare il virus e rischiamo che accada come al Genoa, che l’incubazione finisca la domenica e si sblocchi anche la contagiosità mentre le squadre vanno in campo. Sarebbe un rischio per i compagni e per la Juventus". E già, questo è il pallone al tempo del maledetto Coronavirus.