Lunedì 23 Dicembre 2024
STEFANO MARCHETTI
Cronaca

Cambiamento climatico, il filosofo Pievani: “Sotto terra o sommerse, città da ripensare”

Nel libro "Viaggio nell'Italia dell'Antropocene" e "Il giro del mondo nell'Antropocene", Telmo Pievani e Mauro Varotto immaginano un'Italia del 2786, mille anni dopo il grand tour di Goethe, con scenari impressionanti. Si discute dei disastri attuali e delle sfide future, con l'importanza dell'adattamento e della mitigazione per affrontare i cambiamenti climatici.

Mattarella visita la chiesa distrutta dalle fiamme a Palermo (Ansa)

Nell’Italia del 2786, mille anni dopo il grand tour di Goethe, il giovane Milordo si mette in viaggio in battello lungo la penisola. La pianura padana è quasi totalmente allagata, i milanesi vanno al mare a Lodi, le coste delle Marche ricordano i fiordi, Roma è una metropoli tropicale, e a Venezia il campanile di San Marco è rimasto solo a svettare sulle acque, come oggi quello al lago di Resia. Uno scenario impressionante, quello che Telmo Pievani, filosofo delle Scienze biologiche all’università di Padova, ha immaginato insieme al geografo Mauro Varotto nel "Viaggio nell’Italia dell’Antropocene" (Aboca) e ne "Il giro del mondo nell’Antropocene" (Raffaello Cortina). "I libri sono provocatori ma non troppo. Abbiamo cercato di ‘vedere’ un futuro lontanissimo, per dimostrare che quello che appare esagerato in realtà stia già cominciando. Il processo di cambiamento climatico si alimenta da solo, velocemente, in un circolo vizioso", spiega Pievani.

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Professore, come vede i disastri di questi giorni?

"Purtroppo è quanto i modelli climatici ci dicono da qualche tempo. La temperatura media globale è aumentata di 1,2°, nel 2030 arriveremo a un grado e mezzo. C’è sempre più energia in circolo, i contrasti termici si acuiscono e nella zona mediterranea i fenomeni meteorologici diventano più intensi".

Ce n’è evidenza scientifica?

"Sì, secondo le statistiche il numero di eventi estremi in Italia è decisamente aumentato dal 2017-18: è molto più alto, quanto mai prima, e continua a crescere. È quello che viene chiamato lo ‘scalino’: si accumula più calore e si ha un’accelerazione dei fenomeni. Dovremo imparare a capire che è una dinamica che procede e bisogna adattarsi".

Adattarsi o provare anche a invertire la rotta?

"Devono andare di pari passo adattamento e mitigazione. L’Italia ha un territorio irregolare, esposto al dissesto e quindi vulnerabile agli eventi estremi. Adattamento significa da subito ridurre il danno, quindi per esempio interrompere il consumo di suolo. La mitigazione è invece un processo più lento che implica ad esempio la riduzione rapida delle emissioni, così che fra qualche anno si comincino a vedere effetti positivi".

Le città sono molto sensibili ai cambiamenti?

"Sono le più a rischio: l’aumento di un grado e mezzo della temperatura nelle città è anche di 3 o 4 gradi. Consideri che in Europa la stragrande maggioranza delle persone (circa i tre quarti) vive in città, quindi il 75% delle persone soffre i cambiamenti climatici: questo significa stare con l’aria condizionata per 4 o 5 mesi all’anno o patire ondate di calore e mancanza d’acqua. Le città devono ripensarsi".

In che modo?

"Le città sono un problema ma anche un’opportunità. Se impariamo a riforestare le città, a collocarvi più verde, a costruirle con materiali intelligenti e a elettrificare le reti di trasporti, tutti questi interventi avranno un impatto importante sulla vita delle persone".

Ci sono città speciali in Italia, come Venezia. Che fare?

"Proprio il mese scorso l’Istituto Veneto ha deciso di commissionare a grandi urbanisti e architetti una ‘visione’ di Venezia di fine secolo, nel 2100. dando per acquisito che il mare sarà più alto di un metro. Il Mose, per esempio, andrà rialzato continuamente".

E in altre città?

"Nel libro abbiamo immaginato, per esempio al Sud Italia, città tutte bianche che si sviluppano in modo ipogeo, cioé sottoterra, per mantenere una temperatura accettabile, una vecchissima strategia che si adotta da sempre nei deserti. E che al contempo le città quasi sommerse si sollevino su palafitte per sopravvivere".

C’è chi dice che il clima sia sempre cambiato...

"La Terra ne ha viste di tutti i colori. Solo che un tempo il cambiamento climatico si misurava in decine di migliaia di anni, ora in decenni. Inoltre in passato il clima era mutato per grandi fenomeni naturali globali, eruzioni vulcaniche o impatti di asteroidi, mentre oggi sta cambiando a causa delle attività della specie umana. Ciò che sta accadendo è eccezionale rispetto a tutta la storia evolutiva".

Ce la faremo ad affrontare queste sfide?

"Penso di sì ma sarà molto difficile e costoso, ovvero pagheremo un prezzo molto alto. E lo pagheranno soprattutto coloro che hanno meno contribuito al problema, ovvero i popoli più poveri, e le nuove generazioni. Giustamente i ragazzi sono arrabbiati: non hanno alcuna responsabilità in quanto è successo e noi stiamo soltanto consegnando loro un problema da risolvere".