Martedì 3 Dicembre 2024
NICOLA PALMA
Cronaca

Il ’delitto della mantide’ a Parabiago, la promessa alla banda: "Regalo una casa a tutti"

Inchiesta sull’omicidio dell’imprenditore travolto e ucciso in bicicletta. La compagna ha inscenato un incidente con i complici. L’ultima foto col marito.

Le indagini sulla morte dell’imprenditore Fabio Ravasio, travolto e ucciso in bicicletta, hanno portato a sei arresti

Le indagini sulla morte dell’imprenditore Fabio Ravasio, travolto e ucciso in bicicletta, hanno portato a sei arresti

Milano, 25 agosto 2024 – Forse bastano le parole del pm Ciro Caramore, messe nero su bianco nel decreto di fermo, per descrivere il piano architettato per uccidere Fabio Ravasio: "Le dichiarazioni rese da Piazza sono impressionanti, gettando luce su un delitto di eccezionale gravità". Piazza è Mirko Piazza, uno dei sei arrestati per l’omicidio del ciclista 52enne, travolto da un’auto pirata la sera del 9 agosto mentre tornava a casa dopo aver chiuso il suo negozio Mail Boxes di Magenta. Piazza, per sua stessa ammissione, avrebbe agito da palo per segnalare al conducente dell’Opel Corsa il momento buono per piombare in strada e uccidere: convocato in Procura venerdì, ha confessato tutto (come fatto qualche ora prima dall’amico Fabio Lavezzo), raccontando che ad assoldarlo, con la promessa di un appartamento in regalo in una cascina da ristrutturare, era stata la 49enne brasiliana Adilma Pereira Carneiro, che di Ravasio era la moglie e che ora è accusata di averlo attirato in una ragnatela mortale.

Una trappola ordita da una mantide senza scrupoli per mettere le mani sulle proprietà dell’uomo, che sarebbero state ereditate da due inconsapevoli bambini, figli di lei (che ne ha altri 7) e riconosciuti da lui. Una trappola che inizia a prendere forma tre mesi fa, quando Piazza incontra Carneiro a casa sua: "Mi ha detto che non sopportava più il marito e che lo voleva uccidere. In quella occasione, mi disse che puntava anche ad impossessarsi dei beni". Altra riunione a inizio agosto: stavolta ci sono pure Massimo Ferretti, titolare di un bar e amante di Adilma, e Marcello Trifone, ex compagno della donna. I ruoli sono definiti: Piazza e Lavezzo (fidanzato della figlia maggiore di lei) saranno i pali; Ferretti farà da ponte coi due operativi, l’autista Igor Benedito (altro figlio 25enne della donna), e il passeggero Trifone. Adilma conosce le vie che da circa un mese Ravasio percorre in mountain bike sul tragitto casa-lavoro e individua il punto in cui dovrà andare in scena l’assassinio mascherato da incidente: "Una strada che porta al cimitero di Casorezzo".

E arriviamo al 9 agosto. Alle 19, la brasiliana raggiunge il marito a Magenta, prende in consegna una borsa di indumenti e si allontana al volante di una Bmw: è il suo alibi, col senno di poi. Alle 19.27, la Opel si infila in un sentiero che porta a un maneggio e resta ferma lì. In attesa. Ventitrè minuti dopo, arriva il segnale: i “pali” vedono passare Ravasio. La macchina imbocca via Vela, punta la bici e la centra senza lasciare scampo al ciclista. Poi la fuga verso il box dove l’utilitaria verrà nascosta e poi ritrovata dai carabinieri col parabrezza sfondato. La prima svolta arriva la mattina dell’11: un occhio elettronico rimanda l’immagine di un’Opel, ripresa in zona quella sera. Tre delle quattro lettere della targa sono contraffatte: i militari isolano una "Z" e i tre numeri e trovano una corrispondenza con un veicolo identico. A chi è intestato? Ad Adilma.