Lunedì 29 Luglio 2024
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Cronaca

Il continente conteso. Affari e conquiste dei mercenari di Putin. Il Sahel ora tifa Russia

L’Afrikanskij Korpus ha sostituito la Wagner ed è persino più aggressiva: conta 45mila uomini e lavora assieme all’intelligence che riferisce allo zar. Dalla Mauritania al Sudan, sempre più Paesi retti da giunte golpiste. .

Boni

C’è una guerra a bassa intensità con mire di conquista che conferma, semmai ce ne fosse bisogno, la filosofia espansionistica della Russia. Si combatte in Africa, è più silenziosa rispetto all’inferno ucraino, ma ugualmente insidiosa e preoccupante per Paesi come l’Italia che si affacciano sul Mar Mediterraneo, scacchiere dei nuovi schiavisti che spediscono dalle nostre parti migliaia di migranti e crocevia di traffci di armi, come hanno confermato i recenti sequestri di navi a Gioia Tauro con carichi di artiglieria diretti a Bengasi, in Libia.

La Russia di Putin già dal 2017 ha inaugurato una politica di espansione in Africa con gli uomini della Brigata Wagner. La compagnia di mercenari, dopo che Putin ha fatto fuori il suo leader Evgeni Prigozhin, ha cambiato nome e logistica ma non la sostanza, anzi è più aggressiva ed è la punta di lancia per la conquista dell’Africa. È stata trasformata nell’Afrikanskij Korpus, prendendo in prestito la definizione dall’Africa Corps di Erwin Rommel, il generale nazista della Seconda guerra mondiale. E già questo dice molto. Il capo della Legione africana che ha gestito la transizione dalla Wagner è il vice-ministro della Difesa russo: il generale Yunus-bek Bamatgieeevic Evkurov, un tosto ufficiale enguscio di etnia tataro turca, che oltre a disporre di cannoni, razzi e armi leggere cura le relazioni con i governi. Con Evkurov lavora sul campo in modo coperto un reparto di agenti del Gru, l’intelligence militare, che riferisce direttamente a Putin. Se poi aggiungiamo l’infiltrazione economica della Cina si comprende perché la premier Giorgia Meloni al vertice Nato ha rivendicato per l’Italia – pur senza ottenerlo – il ruolo di inviato speciale sul fronte sud dell’Alleanza atlantica.

La presenza dell’Africa Corps si concentra soprattutto nel Sahel, la regione che va dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso, dove sono aumentati i Paesi retti da giunte golpiste favorevoli alla Russia. "La Legione africana oggi conta su circa 45mila uomini – spiega Marco Mancini, analista, scrittore ed ex capo del controspionaggio italiano – ed è in continua espansione. Nell’Africa Corps sono transitati quasi tutti gli uomini della Wagner, ma oggi vengono ingaggiati anche combattenti africani reclutati tra gli uomini delle milizie sparse da quelle parti. Lo stipendio è di circa 3.200 dollari al mese con l’aggiunta di un’assicurazione sulla vita e assistenza per le famiglie". Intorno all’Africa Korps ruotano poi decine di compagnie minori di mercenari utilizzate ufficialmente per la sicurezza ed esigenze collaterali. Questo esercito semi ufficiale è schierato in prevalenza in Burkina Faso, Mali, Niger, Paesi che hanno stretto collaborazione con Mosca. I miliziani sono presenti anche nella Repubblica Centrafricana, in Sudan, Ciad e Mauritania. Il Centrafrica è come una portaerei logistica russa di terra nel cuore del continente dove i mercenari dell’ex Wagner combattono a fianco delle truppe regolari e sostengono il regime.

La base a più alta densità di uomini e armi della Legione africana, secondo le informazioni raccolte da Marco Mancini, è a Loumbila, 20 chilometri dalla capitale Ouagadougo del Burkina Faso, dove il presidente Ibrahim Traorè è un fedelissimo dello zar Putin. Le prime operazioni di rilievo attribuite all’Africa Corps risalgono a novembre 2023, quando l’esercito del Mali ha riconquistato Kidal, città strategica del Sahel che nel 2021 era caduta sotto il controllo dei separatisti tuareg.

Poi c’è la Libia, per l’Italia fronte caldo dato che da lì partono i viaggi dei migranti che secondo diversi analisti, compreso Marco Mancini, sono manovrati anche dall’ex Wagner in funzione destabilizzante. In Libia, dove l’Italia ha perso terreno e credibilità politica pur mantenendo interessi economici legati al petrolio, i russi della Legione africana stanno consolidando la loro presenza anche con arsenali di armi a Tripoli, a Al Waatiya base dell’aeronautica, vicino al confine con la Tunisia, Al Jufrah, nell’ombelico della Libia 200 chilometri da Sirte, a Al Khadim in Cirenaica, altra base aerea come a Brak Al Shatii nel Fezzan. Già un paio di mesi fa Mancini scrisse (in un intervento sull’Unità) che i 3.200 combattenti dislocati in Libia sono guidati da due vice del generale Evkurov, entrambi segnalati dal Vaticano come "soggetti che minacciano la pace e la sicurezza internazionale", con l’aggiunta di un cerchio magico di personaggi compromessi con traffici di petrolio e schiavisti. "Le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di migranti dalla Libia e che si coordinano con l’Afrikanskji Korpus– spiega ancora l’ex capo del controspionaggio – si appoggiano alla Ass libica , Autorità per il sostegno alla stabilità finanziata dal governo.

I leader sono Mohammed Amin Al Arabhi Kashlaf, capo della sicurezza delle raffinerie di petrolio e Abd Al Rahman Al Salim Ibrahim, già comandante della Guardia costiera libica, che prese parte nel 2017 anche ad un vertice a Mineo in Sicilia. I trafficanti di schiavi utilizzano tre prigioni sotterranee, oltre a quelle ufficiali, dove collocare molti, anche se non tutti, i migranti: Al Khums sulla costa, Bani Walid nel Fezzan e Sabha, centro di arrivo delle carovane del Sahara. Sono luoghi terribili di soprusi, torture, stupri, da dove spesso vengono chiesti altri soldi alle famiglie per lasciar partire figli e mariti che già sborsano 1200 dollari per salire sui gommoni cinesi adibiti alla traversata".