Giovedì 26 Settembre 2024

Il Consiglio dei vescovi: "Rilanciamo gli oratori. Le parrocchie si aprano"

Il vertice della Cei traccia la rotta per affrontare l’"urgenza educativa". Il segretario generale Baturi: "Dobbiamo dialogare con le altre realtà sociali".

Il Consiglio dei vescovi: "Rilanciamo gli oratori. Le parrocchie si aprano"

Monsignor Giuseppe Baturi, segretario della Conferenza episcopale italiana

dall’inviato

Giovanni Panettiere

L’urgenza educativa bussa con forza alla porta della Chiesa. E i vescovi non hanno alcuna intenzione di lasciarla fuori dall’uscio, anche a costo di ripensare le loro strutture più radicate sul territorio: per parrocchie e oratori "è finita la stagione dell’autoreferenzialità e dell’autosufficienza", devono "dialogare con le altre realtà ecclesiali, la scuola, il mondo dello sport, condividendo l’idea di un progetto comune, una cura per questi nostri fratelli più giovani, perché è in gioco la felicità dei ragazzi, ma anche la tenuta del tessuto sociale". È la linea operativa della Conferenza episcopale italiana, espressa dal segretario generale Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari, a conclusione della tre giorni del Consiglio permanente della Cei, una sorta di Cdm dei vescovi.

I recenti fatti di cronaca nera, con protagonisti loro malgrado dei minorenni – dalla mattanza famigliare di Paderno Dugnano alla rissa a Bologna tra ragazzini costata la vita a un 16enne –, interrogano i presuli sugli esiti più tragici dell’individualismo e del nichilismo. Già il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, nella sua prolusione in apertura dei lavori, aveva acceso i riflettori sull’urgenza educativa, un tempo definita dai suoi predecessori Camillo Ruini e Angelo Bagnasco "emergenza educativa".

Si sfumano i termini, ora, non i problemi. "La questione educativa è un’urgenza che ci interpella tutti, nessun escluso – era stato il monito di Zuppi –. Soprattutto gli adulti, chiamati ad un maggior senso di responsabilità". Preoccupazione, speranza e proposte. Dal Consiglio permanente esce l’impegno della Chiesa italiana a rendere gli oratori, soprattutto al nord frequentati per il 20-30% da minori stranieri, luoghi non solo d’intrattenimento, ma anche di agevolazione ed educazione alle relazioni. Senza paura d’integrare vari settori, scolastico, culturale, del cinema, dello svago.

Dagli interni agli esteri, la voce dei vescovi si leva per lanciare un appello forte per la pace in Ucraina, Palestina e Libano, dove la Caritas italiana in queste ore sta soccorrendo seimila persone. "Sentiamo l’impegno a mobilitare tutte le religioni per farsi fattori di pace, convivenza e dialogo – chiosa l’arcivescovo Baturi –. Sembrano parole fuori dalla realtà, ma noi vogliamo sfidare l’ineluttabilità della guerra". Passa anche da qui la sfida della Chiesa italiana per essere sempre più missionaria e sinodale. Sul punto dal 15 al 17 novembre, nella suggestiva Basilica di San Paolo fuori le mura, a Roma, si terrà la prima Assemblea sinodale con oltre 1.100 partecipanti, in arrivo dalle 226 diocesi. Il Consiglio permanente ha approvato i Lineamenta. Toccherà all’assise iniziare a tradurli in frutti maturi a servizio dell’uomo postmoderno.