Berlino, 22 dicembre 2024 – In questi giorni emerge sempre più di frequente, come un fiume carsico, il consigliere che il presidente eletto Donald Trump ha scelto come partner privilegiato: Elon Musk. L’uomo più ricco del mondo – tale affermazione sembra introdurre una barzelletta, ma non c’è da ridere – pare essere il consigliere più ascoltato del nuovo presidente, mettendo bocca in ogni affare interno (ad esempio il bilancio federale) e questione esterna.
Poche ore fa Musk ha definito ad esempio il cancelliere tedesco Scholz "un idiota incompetente"; temiamo dirà la sua anche sul fatto che l’attentatore di Magdeburgo è, contro ogni luogo comune, un saudita che odia l’islam e che ama Israele. Un consigliere "totale", senza freni inibitori, che usa la sua piattaforma social X come un megafono globale. Ciò che piace agli elettori di Trump, e forse a una platea anche più vasta. In questo comportamento presenzialista c’è qualcosa di già visto, ma altro di estremamente nuovo e inedito.
Già visto l’uomo ricco e potente che si pone a fianco di un altro uomo ricco e potente – eletto – e si accredita come vendicatore di torti, nemico dell’establishment, difensore dei cittadini tartassati dal fisco, che mette tutto a posto contro il cattivo governo centrale. Una contraddizione in termini, visto che Trump "è" il governo centrale e che né lui né Musk hanno titoli credibili per essere paladini degli oppressi. Però Musk interpreta questa contraddizione in termini nuovi. Di lui si sa poco.
Musk è come la Russia per Winston Churchill: un rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma. Si sa che è ricco sfondato; si sa che è sudafricano, naturalizzato canadese e dal 2002 cittadino statunitense; si sa che nel passato ha sostenuto repubblicani e democratici, indifferentemente, scegliendo poi da che parte stare, pare "quasi" definitivamente. Varie compagne, ben 11 figli, eppure compare sempre e solo lui.
Lui, il visionario, l’homo novus technologicus (uno dei suoi figli l’ha chiamato Techno Mechanicus, poveretto, un altro figlio l’ha chiamato XÆ A-XII scambiandolo per un logaritmo), un novello Prometeo che porta fuoco – e soluzioni – all’umanità. Vuole risolvere il problema del riscaldamento globale, vuole impiantare stazioni interstellari per andare su Marte e colonizzarlo, vuole utilizzare l’intelligenza artificiale generativa e "fare del bene", vuole trasformare la mobilità, vuole rendere il mondo un posto dove il consenso non si cerca, si crea.
Comprare Twitter e trasformarlo in X è stato il primo passo, importante. Ma che dire della sua startup, Neuralink, che studia l’inserimento di apparati neurali nel cervello delle persone per interfacciarsi più facilmente con gli apparati elettronici di uso comune? Quali frontiere etiche possono essere lambite e magari infrante da progetti di questo tipo? E, soprattutto: la politica "vecchia" ha gli strumenti per gestire consiglieri di questo tipo e controllare il loro operato?
La mai davvero risolta domanda della democrazia, "chi controlla i controllori?", appare, nel modus operandi di Musk, quasi superflua. Lui si controlla da solo. Promesso.