Mercoledì 25 Dicembre 2024
ALESSANDRO
Cronaca

Il conflitto e gli scenari. Gli analisti: l’invasione ci sarà: "Le trattative? Improbabili"

Il generale Chiapperini: penetrare a Gaza può diventare un incubo, ma Israele è determinato. Vidino e il ruolo di Hezbollah: "Potrebbero limitarsi ad azioni dimostrative o aprire un fronte a nord .

Il conflitto e gli scenari. Gli analisti: l’invasione ci sarà: "Le trattative? Improbabili"

Farruggia

E ora? Come evolverà la guerra di Gaza? Lo abbiamo chiesto a due osservatori qualificati, il generale dei Lagunari, Luigi Chiapperini, che comandò i contingenti italiani in Kosovo, Libano e Afghanistan, e al professor Lorenzo Vidino, che dirige il programma sull’estremismo della George Wasghington University. Entrambi concordano su un punto: l’intervento di terra ci sarà, sarà su larga scala e avrà l’obiettivo di eradicare Hamas da Gaza.

CHE COSA FARÀ ISRAELE SUGLI OSTAGGI, TRATTATIVE O BLITZ?

Vidino: "Una cosa non esclude l’altra. Si possono fare e penso si stiano facendo entrambe le cose. Israele ha sempre tattato con Hamas, anche liberando un grande numero di prigionieri per avere un solo israeliano liberato, come con il soldato Shalit. Magari oggi è psicologicamente più difficile farlo, però ci provano, con l’aiuto di Qatar e altri. Nel frattempo è chiarissimo che sia israeliani che americani stiano pensando da giorni a come progettare blitz per liberare gli ostaggi".

Chiapperini: "Una trattativa la ritengo al momento poco probabile ancorché possibile. Anche un blitz in un ambiente così articolato come Gaza porterebbe quanto meno a perdite elevatissime tra gli israeliani e gli stessi prigionieri. Tra le azioni condotte da Hamas in territorio israeliano, quella di portare ostaggi militari e civili, israeliani e stranieri, risulta probabilmente la più redditizia per lo sviluppo del confronto con Israele".

ISRAELE VUOLE UN INTERVENTO DI TERRA,

CON QUALE OBIETTIVO?

Vidino: "Non penso stiano considerando un intervento chirurgico, come in passato, perché alla fin fine porterebbe al mantenimento dello status quo, che Israele non accetta più. Se si limitassero a uccidere qualche centinaio di miliziani e qualche capo, tra pochi mesi sarebbero alle solite. L’azione sarà quindi vasta. Vogliono un cambio di regime a Gaza e lo dicono ufficialmente: annientare Hamas. Poi che ci riescano o no, e se questo vuol dire l’occupazione militare o istallare un governo palestinese amico, è tutto da vedere".

Chiapperini: "Credo che un intervento di terra, ci sarà e molto verosimilmente non potrà essere limitato. A questo punto l’obiettivo di Israele non può essere altro che quello di sradicare Hamas da Gaza. Pertanto ritengo che, salvo novità che al momento non intravedo, procederà entrando in forze per eliminare i terroristi e distruggere le loro basi. L’esercito israeliano ha imparato molto dalle guerre precedenti, in particolare durante quella nel sud del Libano contro Hezbollah. Gli israeliani, una volta penetrati a Gaza, dovranno affrontare minacce provenienti dal cielo, da terra e da sottoterra. Per loro potrebbe diventare un incubo, ma credo che dopo ciò che è avvenuto siano determinati a raggiungere i loro obiettivi.

HEZBOLLAH APRIRÀ

UN SECONDO FRONTE?

Vidino: "Ci sono due teorie. La prima è che c’è un piano di tutti i gruppi legati all’Iran nel quale la fase uno è Hamas che attacca da Gaza, sapendo benissimo che Israele reagirà invadendo Gaza. E la fase due è un attacco di Hezbollah, e altre milizie, da Libano e Siria. La teoria numero due è che Hezbolah ha già un sacco di problemi propri in Siria e in casa propria e non vuole intervenire: si limiterà a qualche azione dimostrativa. Quale sia vera, lo sanno Hezbollah e l’Iran".

Chiapperini: "L’obiettivo di Hamas è quello noto: Israele deve essere distrutto, a dispetto della risoluzione n. 181 del 1947 dell’Onu che ne riconosce l’esistenza al pari di uno Stato arabo. Il rifiuto della coalizione araba di questa soluzione ha prodotto decine di anni di violenze non solo in Israele. Pertanto il gruppo terroristico probabilmente ha tra gli obiettivi strategici quello di allargare il conflitto per coinvolgere altri attori in una disputa che da solo non può vincere. In particolare a nord, con Hezbollah. La situazione potrebbe degenerare non solo qui ma anche sulle alture del Golan, strappate alla Siria da Israele nelle guerre dei Sei Giorni e dello Yom Kippur".