L’onda di acqua e melma non se l’è mangiata. La torta di Eva è rimasta intatta in pasticceria con i suoi baffi di panna montata. Simbolo di un destino beffardo che prende o dà, apparentemente senza criterio. Per lei questo sarà un compleanno senza candeline e senza luce. Lo capirà poi che aver salvato la pelle è stato il regalo più bello. A cinque anni si può piangere anche per una festa mancata. Nella sua città tanti, più grandi di lei, quelle lacrime provano a nasconderle tra gli schizzi di limo. È davvero un disastro. Si spala a Campi Bisenzio, che fa quasi cinquantamila anime, a ovest di Firenze. È la città più colpita dalla rabbia devastatrice di Ciaran che ha messo in ginocchio mezza Toscana.
Sale a otto il numero delle vittime, mentre resta disperso l’ottantaquattrenne di Prato, il sessantanovenne campigiano Gianni Pasquini è stato ritrovato senza vita ieri mattina in un campo di mais. Il sole del mattino illudeva il granducato, disegnando i colori della pace con un arcobaleno sulla cupola del Duomo di Firenze. Una tregua troppo breve per ridare fiato ai soccorsi in moto dalla sera del 2 novembre: il buio e la notte hanno riportato la paura al livello di guardia, con i temporali. Allerta arancione in Toscana e in altre cinque regioni: in buona parte dell’Emilia Romagna, su alcuni settori di Friuli Venezia Giulia, in Veneto e Liguria. Nota lieta, la spettacolare nevicata sulle Dolomiti. Ma il quadro meteorologico e delle criticità previste sull’Italia è in continuo aggiornamento e la nuova perturbazione investirà gran parte del nostro Paese. Con i temporali autorigeneranti quasi impossibili da intercettare in anticipo. L’allerta gialla è estesa a 15 regioni.
Il capo della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio ieri ha sorvolato in elicottero la Toscana con il governatore Eugenio Giani, commissario per l’emergenza. Sono cinque le province toscane alle quali è già stato riconosciuto lo stato di emergenza nazionale: Firenze, Prato, Pistoia, Livorno e Pisa. Il governo sta valutando se estenderlo anche a Lucca e Massa e Carrara. Un milione e 800mila gli abitanti della Toscana che hanno dovuto fare conti pesantissimi con il ciclone. Ma è proprio Curcio a mettere sull’avviso, oltre ai 300 sfollati che ieri pomeriggio ancora non erano potuti rientrare in casa, ci sono anziani e fragili da mettere al sicuro. I sindaci del Pratese firmano l’ordinanza: almeno 1.200 tra le zone più a rischio devono uscire. Tanti fanno resistenza. Non vogliono andare negli androni comunali e nelle palestre. Mancano idrovore, le trenta in azione faticano a risucchiare la marea limacciosa. Ancora 5mila persone sono isolate, circa 6mila senza luce, e l’acqua fa fatica a ripartire. Ancora frane. Mareggiate. Nelle zone più colpite alcuni supermercati sono rimasti chiusi. Scaffali vuoti dopo l’assalto in quelli aperti.
Colonne di aiuti da varie regioni: 2.500 gli interventi fatti, con 570 uomini in azione e 150 automezzi. Solidarietà in moto, più di mille volontari oltre ai cittadini spontaneamente con le pale in mano. Sono i nuovi angeli del fango, 57 anni dopo l’alluvione di Firenze. La storia si ripete. Gli inviti arrivano in un coro unanime da geologi e ingegneri e a sprazzi dalla politica: difendere l’ambiente. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale mette in evidenza come Campi Bisenzio sia il terzo comune toscano per consumo di suolo. Si è costruito tanto e nonostante il rischio frane che mette la città al in cima nel rapporto sul clima. Inizia la conta dei danni che, secondo una prima stima del presidente della Regione Eugenio Giani, ammonterebbero a 300 milioni: "Assolutamente parziale, anche perché è stato investito il cuore produttivo della Toscana". Ancora è la paura a tenere banco. La solitudine e la malattia fanno a cazzotti con l’emergenza. Per i fragili c’è bisogno di braccia e gambe forti. Di una carezza. Per tutti c’è bisogno di riflettere e agire: c’è in gioco la vita e il futuro.